L’Università di Buenos Aires (UBA) aveva iniziato la sua vita con le scuole dei dottori Pietro Carta Molina, Ottavio Fabrizio Mossotti, Carlo Ferraris, Pietro De Angelis, Pellegrino Strobel, Emilio Rossetti, Bernardino Speluzzi, e Giovanni Ramorino tra l’altro, la cui opera feconda è stata consacrata dalla storia.
Vediamo ora cosa succedeva con l’insegnamento elementare che ha avuto una parte importante nello sviluppo intellettuale dei futuri cittadini di questo paese.
Chi fu il primo maestro italiano di scuola che insegnò in Argentina?
Chi fu il primo apostolo della civiltà in questo paese?
Secondo i dati ricavati dall’Archivio Generale della Nazione (Libro I Acuerdos, parte I, pag. 149), sarebbe stato un tale Francesco de Vittoria, il quale il 1 agosto 1605 inoltrò domanda all’amministrazione di Buenos Aires per essere ammesso all’insegnamento elementare “con obbligazione di dare lezioni mediante la retribuzione di 1 $ per i bambini che imparassero a leggere únicamente e di 2 $ per quelli che imparassero a scrivere e fare conti”.
La domanda venne accettata. Questo umile maestro elementare italiano ha preceduto di 220 anni i grandi esponenti della nostra cultura ed è doveroso ricordarlo come il primo maestro italiano in Argentina.
La missione educatrice dei maestri italiani raggiunge il massimo splendore dal 1876 con i Padri Salesiani dell’Opera Don Bosco.
A quell’epoca, questa benefica istituzione possedeva già in ogni parte della república scuole d’insegnamento primario, secondario, superiore, scuole d’arti e mestieri, colonie agricole e stampava un’orma in tutti i rami del sapere e delle industria.
Ecco alcuni loro: Rev. Giovanni Cagliero (più tardi Vescovo e Cardinale); Rev. Domenico Tomati; Rev. Giovanni Baccino; Rev. Giovanni Allavena; Rev. Giuseppe Caproglio; Rev. Giuseppe Vespignani; Rev. Valentino Cassini; Rev. Pietro Rosmini; Rev. Michele Tonelli; Rev. Giuseppe Longo; Rev. Giovanni Pagliere; Rev. Giuseppe Fognaro e molti altri.
Nel 1875 l’Opera Don Bosco imparte la scinza gratuita, veste e sfama oltre 30.000 giovani argentini, le sue scuole d’arti e mestieri creano eserciti di operai abili ed onesti che nel nome delgrande torinese gettano le basi della futura prosperità argentina.
Sul finiré del XIXmo. secolo e l’inizio del XXmo., le scuole di lingua italiana e le istituzioni parascolastiche raggiungono uno sviluppo sorprendente per merito della “Pro Schola” e della “Dante Alighieri”.
Secondo lo storico Amilcare Bresso, nella decade del ’30, la Direzione Generale degli Italiani all’Estero rompiva la “tradizionale apatía” dei rappresentanti consolari in loco e la lentezza burocratica del passato anticipando l’invio del materiale didattico necessario all’insegnamento italiano.
Il Ministero degli Affari Esteri tra 1930 e 1932 pubblica le cifre statistiche, sull’Annuario delle Scuole Italiane all’Estero, mettendo a confronto gli Stati Uniti e la Repubblica Argentina.
Risulta che negli USA, con 110.000.000 di abitanti di cui 2.500.000 erano italiani, funzionavano 135 scuole italiane con circa 30.000 iscritti. Cioè, l’1,20% della popolazione italiana residente negli Stati Uniti.
Mentre in Argentina, con 12.000.000 di abitanti di cui 1.500.000 erano italiani, funzionavano 130 scuole italiane con circa 22.000 iscritti.
Ciò significa un 1,46% della popolazione italiana residente nella Repubblica Argentina.
Dalla tavola grafica n° 1 (foto), dove si fissano in cifre i confronti, risulta in forma chiara e inequivocabile che l’italianità in Argentina manteneva un primato indiscuso e quindi, l’influenza italiana in questo Paese era destinata ad avere una parte primaria nei confronti di altri centri d’immigrazione.
Finqui un’altra testimonianza che dimostra palesemente che l’Argentina fu, è, nonchè sara, il Paese più italiano dopo l’Italia.
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