Di Giorgio Alberto Garrappa Albani
Cent’anni fa, sul finire della Grande Guerra d’Italia, un
pilota da caccia pregava alla Madonna a bordo del suo piccolo aereo quando la morte
sembrava inevitabile. "¡Madonna mia, aiutami tu! Che
la morte sia rapida". Era Luigi Edoardo Capparucci, un mio concittadino italo-argentino, volontario al
servizio della 78ma. Squadriglia da Caccia della Regia Aeronautica Militare
Italiana.
La 78ª Squadriglia fu un reparto da caccia che, dal
10 agosto fino al 24 ottobre 1917 (rotta di Caporetto), operava dal Campo Aereo
di Borgnano, in Friuli-Venezia Giulia.
Dal 27 ottobre -durante l'offensiva finale italiana iniziata il 24- la 78ma.
Squadriglia compiva voli di crociera e di caccia libera, abbattendo velivoli
nemici, spezzonando e mitragliando le truppe austro-ungariche in ritirata.
Capparucci,
era nato il 13 marzo 1895 a Colonia Rafaela (oggi Città di Rafaela), Provincia
di Santa Fe (Argentina).
I suoi
genitori, poco dopo la sua nascita, rientrarono in Italia, a Montecassiano, Provincia
di Macerata (Le Marche).
Quel
30 ottobre 1918, la 78ma. Squadriglia veniva chiamata ad una missione d’attacco
contro gli austriaci postati sulla pianura di San Fior di Sopra, vicino Treviso
(Veneto).
Quando i
piccoli biplani francesi “Hanriot HD1” argentati -con delle sciabole azzurre
dipinte sui fianchi- giunsero sul nemico, furono preda di un furibondo fuoco
antiaereo austriaco.
Capparucci fu sorpreso da una esplosione
che lo sconvolse violentemente nel cockpit. In seguito, il motore comincio a
fumare profusamente.
Il Sergente Luigi
Capparucci subito si rese conto di essere stato colpito per cui sarebbe preda delle fiamme in poco tempo.
Il suo destino
possibile sembrava essere uno solo, morire carbonizzato nel cockpit del “Hanriot”
che, dovuto alla strettezza, non permetteva ai piloti portare loro paracaduti.
Solo un miracolo
potrebbe portarlo a casa sano e salvo.
Il Sergente Oreste Codeghini, collega che volava al suo fianco, osservo
questa drammatica scena senza poter fare nulla. Purtroppo, la morte richiamava
tutto il tempo e quel giorno sembrava fosse il turno di Capparucci.
Il santafesino
comincio ad arretrarsi, il motore fece l’ultimo stertore e con una corta esplosione
si fermo l’elica.
Laggiù, gli
austriaci esultavano per la fine fatta dall’aereo italiano ed ora puntavano su
quello di Codeghini.
Fucili, mitragliatrici e cannoni di
tutto tipo sputavano fuoco e piombo sull’aereo a 100 metri di quota.
Tra il fumo che
invase il cockpit di Capparucci, apparve un terreno in cui tentare un atterraggio
di fortuna. Si trattava del Campo San Fior, abbandonato poco fa dall’aeronautica
austriaca.
Con dei segni
fece sapere a Codeghini che cercherebbe di atterrare al di là della cortina di
alberi.
Il suo compagno
decise attrarre il fuoco nemico verso di lui mentre Capparucci si lanciava sulla
pista del campo aereo.
Il “Hanriot”
di Capparucci scivolo sul prato come l’ape lo fece sul fiore. Dopodiché slacciò
la cintura di sicurezza e salto dal cockpit allontanandosi di corsa.
La Madonna, a
cui si era sempre rivolto, gli venne in mente. Nonostante ciò nulla era ancora finito.
Sentì alle
spalle il motore dell’aereo del suo camerata e lo vide atterrando abbastanza vicino a lui. Capparucci corse e
sale letteralmente in groppa alla fusoliera del “Hanriot” che subito decolla.
Con il suo collega aggrappato alle sue spalle, fuori
dalla cabina di pilotaggio troppo piccola per ospitarli entrambi, Codeghini riuscì
ad atterrare a San Luca di Treviso.
La Madonna non abbandono mai Capparucci e gli invio un angelo: Oreste Codeghini.
Anzi, finché Luigi non cadesse a terra, Oreste fece l’atterraggio più
curato di tutta la sua carriera.
Molti videro quel
vero miracolo e qualcuno di loro prese una fotografia che immortalo quel
momento.
Alla data dell'armistizio, la 78ª si trovava a San Luca, facendo
parte del XXIII Gruppo alle dirette dipendenze dell'8ª Armata del Generale
Enrico Caviglia, con 16 aerei efficienti.
La 78ª Squadriglia effettuò complessivamente: 1296 voli di caccia, 2420
di crociera, 1054 di scorta, 217 di mitragliamento, impegnandosi in 443
combattimenti aerei con 88 vittorie.
Luigi Edoardo Capparucci, dopo la fine della guerra, si fece devoto della
Madonna di Loreto, padrona degli aviatori.
Il
1° dicembre 1918, Capparucci venne promosso Sergente Maggiore – Campo di Fossa
Lunga (Treviso), 78° Sqd.
Il
10 dicembre 1921 – Promosso Maresciallo.
Il 5
settembre 1922 - Capparucci atterro per la prima volta sull’Aeroporto di
Loreto, provenendo da Aviano con uno SPAD XIII.
Il
16 ottobre 1923 - Promosso Maresciallo di 2° Classe.
Nel
1924, Capparucci, già abilitato sui velivoli Aviatik, Farman 14, SAML, Nieuport
1, Hanriot-Dupont 1, SPAD VII e XIII, entro alla scuola di pilotaggio di Foggia
Sud per il passaggio sul velivolo BR.
Nel
novembre 1924 - Venaria alla 78° Sqd. - 1° Stormo Aeroplani da Caccia -13°
Gruppo.
Nel
1925 - Ottenne l’abilitazione sui nuovi Caccia FIAT CR e CR.
Nel
1926 - Trasferito alla 85° Sqd. la quale verrà munita nel 1927 del CR 20 su cui
Capparucci fece il passaggio.
Il 3
marzo 1928 – Promosso Maresciallo di 1° Classe.
Nel
1928 - Alla Scuola di Osservazione Aerea per poi tornare alla 85° Sqd.;
Nel
gennaio 1931 - Campo di Loreto. Distaccamento della 25° Sqd. Aeroplani da
Osservazione Aerea del 67° Gruppo del 21° Stormo.
Tra
1934-1939, Capparucci fu nominato Istruttore Professionale di Pilotaggio D.C.
(a doppio comando), presso la Scuola di Loreto.
Nel
1939 Capparucci, dopo aver lavorato per un anno a Jesi, dove era stata
trasferita la 25° Sqd. O.A., fu inviato a Falconara come Istruttore di
Pilotaggio di Primo Periodo a D.C. con il Ba 25 e poi con il FIAT A.S.I.
Nel
1940 - Transito nel Ruolo Servizi con il grado di Sottotenente. Assegnato al
Comando Aeroporto di Perugia è istruttore di volo su aerei civili Ca 100;
promosso Tenente rimase con mansioni aeroportuali fino all’8 settembre 1943.
Nel 1955
- Promosso Capitano nella Riserva.
Nel 1972 - Promosso Maggiore a “titolo onorifico avendo partecipato alla
guerra di liberazione con il Fronte Clandestino.
Per la sua
partecipazione Capparucci ricevette: la Medaglia d’Argento al V.M., Medaglia
commemorativa della Guerra 1915-18 con quattro campagne, Medaglia di Lunga
Navigazione Militare Aeronautica, Croce d’Oro per anzianità di servizio, Cavaliere
dell’Ordine della Corona d’Italia e Cavaliere di Vittorio Veneto. Deceduto
in Ancona il 6-
Il Maggiore
rafaelino, Luigi Edoardo Capparucci, mori a Ancona (Le Marche) il 6 febbraio
1980 all’età di 85 anni.