"Escribid con amor, con corazón, lo que os alcance, lo que os antoje. Que eso será bueno en el fondo, aunque la forma sea incorrecta; será apasionado, aunque a veces sea inexacto; agradará al lector, aunque rabie Garcilaso; no se parecerá a lo de nadie; pero; bueno o malo, será vuestro, nadie os lo disputará; entonces habrá prosa, habrá poesía, habrá defectos, habrá belleza." DOMINGO F. SARMIENTO



miércoles, 13 de mayo de 2009

GLI APOSTOLI ITALIANI DELLA RIVOLUZIONE DEL MAGGIO 1810

Come si è detto nella precedente puntata, dall’epoca della scoperta dell’America gli spagnoli non videro di buon occhio la presenza di stranieri nel Rio de la Plata, tanto meno di italiani. In quella tappa della colonizzazione ebbero bisogno di molti marinai italiani per poter avanzare in tutto il territorio del Sudamerica.
Secondo lo storico Amilcare Bresso, nel 1804 Buenos Aires comincia ad avere la fisionomia di una colonia organizzata e difesa, con garanzie per i suoi abitanti. Nel primo Censimento, che si fece tra gli anni 1804 e 1807, risultavano 96 italiani, con nomi nuovi. Tra loro, armaiuoli, armatori, muratori, commercianti, falegnami, calzolai, barbieri, industriali, agricoltori, scultori, pittori, medici, avvocati e scrittori.
Tutti questi italiani svolsero una funzione importante per lo sviluppo del Vicereame prima e dopo della Repubblica nascente. In questo capitolo parleremo di due di loro.
Antonio Luigi Beruti ebbe un ruolo importantissimo negli avvenimenti precedenti alla liberazione dallo iogo spagnuolo che culminò nei moti del 23, 24 e 25 maggio 1810. Era figlio di Paolo Emanuele Beruti nato a Cadice il 21 luglio 1727 a sua volta figlio legittimo di Giovanni Battista Beruti e di Maria Teresa Odo. Giovanni Battista Beruti era nato a Finalborgo in Provincia di Genova, il 15 dicembre 1693 da Santo Beruti, militare del Presidio di Finalborgo, e da Maria Maddalena Rinaldo.
Al Cabildo Abierto del 22 maggio votò per la dimissione del ViceRe e chiese la rinuncia della Giunta Reale proponendo la lista del primo governo patriottico che il giorno 25 risulterebbe trionfante. Un mese dopo venne nominato tenente colonnello del Reggimento “América”, creato dalla Prima Giunta di Governo. Seguace di Mariano Moreno, fu fedele agli ideali anche dopo la misteriosa scomparsa in altomare del Segretario della Giunta. Ecco perchè partecipava alle riunioni del Caffè di Marcos dove man mano cresceva l’opposizione al nucleo “saavedrista” di essa.
Il 5 e 6 aprile 1811, sapendo di questi moti, il Colonello Saavedra ed i suoi seguaci cacciano via dal governo tutti gli oppositori. Azcuénaga, Vieytes e Rodríguez Peña dovettero dimettersi ed andare in esilio e, assieme a loro, membri attivi della Società Patriottica come French, Beruti, Donado e Posadas.
Il 13 marzo 1817, Bernardo O'Higgins -da parte del Generale Jose de San Martín- gli ordinò di passare prima a Mendoza e poi a Buenos Aires. Purtroppo non fu possibile rintracciare le sue spoglie che furono perse. Sua sposa, Mercedes Ortiz, fu una delle donne che, a Mendoza, accompagnando Remedios Escalada in San Martin, donò molti suoi gioielli per la Campagna della liberazione americana.
Emanuele Belgrano, nome completo Manuel José Joaquín del Sagrado Corazón de Jesús Belgrano y Peri, nacque a Buenos Aires il 3 giugno 1770.
Suo padre, Domenico Belgrano, era nato ad Oneglia (Porto Maurizio) in Provincia di Imperia, nell’anno 1709.
Anche se giornalista e laureato in giurisprudenza, scrisse con la sua spada una delle pagine più belle dell’indipendenza argentina e persino creò -nel 1812- la bandiera bianco-azzurra di questa nazione.
A capo dell'esercito delle Province Unite del Rio de la Plata conseguì nel 1813 la vittoria nelle battaglie di Tucumán e di Salta. Si batté contro la secessione dalla federazione dell'Uruguay e del Paraguay. Fu sostenitore in politica dell'autonomia e della laicità dello Stato nei confronti della Chiesa e in economia del sistema liberistico.
Nel 1816 parteciperà attivamente al Congresso di Tucuman e il 20 giugno 1820 morirà in una Buenos Aires colpita dalla guerra civile in assoluta povertà

No hay comentarios.: