"Escribid con amor, con corazón, lo que os alcance, lo que os antoje. Que eso será bueno en el fondo, aunque la forma sea incorrecta; será apasionado, aunque a veces sea inexacto; agradará al lector, aunque rabie Garcilaso; no se parecerá a lo de nadie; pero; bueno o malo, será vuestro, nadie os lo disputará; entonces habrá prosa, habrá poesía, habrá defectos, habrá belleza." DOMINGO F. SARMIENTO



sábado, 1 de noviembre de 2008

90mo. ANNIVERSARIO DEL TERMINE DELLA “GRANDE GUERRA”

Novant'anni sono già passati dalla fine del conflitto chiamato dagli italiani la "Grande Guerra". Grande per la durata, per il coinvolgimento dei tanti Stati dell'Europa ed oltre oceano e dolorosamente grande per i 600.000 morti italiani e tanti altri di diverse nazionalità. Che dire sui feriti e mutilati e le famiglie amputate e distrutte.
Una Somma spaventosa di dolori, di cui solo dopo il 4 novembre del 1918, giorno della vittoria che commemoriamo, gli italiani come popolo, avrebbero avuto la sua vera dimensione.
Nelle famiglie però non era stato necessario attendere l'armistizio di Villa Giusti per soffrire e piangere. Infatti, per decenni il 4 novembre ha suscitato, e suscita ancora oggi, commozione in chi ha potuto ascoltare dalla bocca dei padri e dei nonni i racconti degli anni di sangue della Grande Guerra.
La guerra delle trincee e degli assalti alla baionetta, la guerra del Monte Grappa, dell'Isonzo eppure del Piave.
In questi giorni vorrei ricordare mio prozio, il soldato Angelo Garrappa (3za. Compagnia, 15mo. Regg., Brig. Savona), fulminato da una pallotola al cranio a pochi mesi dall’inizio del conflitto nei pressi di Redipuglia.
Ricordare pure i racconti drammatici del nonno Caporale Felice Garrappa che, al termine della guerra, serviva da mitragliere presso la IVa. Armata del Generale Giardino, mitico eroe del Monte Grappa.
Ricordo la sua delusione perche non bastò l'unità politica e geografica dell’Italia, non c'era lavoro, le terre promesse non venivano distribuite ed il premio di congedamento veniva in breve tempo "bruciato" dal carovita. Gli sembrava che la guerra non fosse ancora finita percui decise lasciare la famiglia ed emigrare in America.
Alla “Grande Guerra” però, succederebbe un’altra più “grande” di quella, che raddoppierebbe i morti, i feriti, i mutilati e le familie amputate e distrutte da tutte le parti.
Monumenti e cimiteri di guerra sono il comune passato e non lo si deve dimenticare. I popoli europei lo ricordano, affinché quelle tragedie non si ripetano.
Il bello è che odi e rancori sono stati lasciati alle spalle da un'Europa in pace, dopo secoli di guerre. Sembra che un mondo nuovo abbia risorto dalle rovine lasciate dalle stragi del XXmo. secolo.
Un'Europa unita è cresciuta sulle fondamenta di una antica civiltà comune, che ha le sue radici nella storia, nella cultura, negli ideali civili e religiosi dell’Italia.
Il consolidamento dell'Unione Europea significa la sicurezza di un futuro comune fra popoli che condividono la stessa storia, la stessa civiltà e che perseguono gli stessi interessi.
Il sacrificio dei nostri 600.000 giovani caduti sul Carso, sull’Isonzo, sul Piave e sul Grappa, non fu invano, anzi, servì ad alimentare la fame di pace fra tutti i popoli dell’Europa moderna.

No hay comentarios.: