"Escribid con amor, con corazón, lo que os alcance, lo que os antoje. Que eso será bueno en el fondo, aunque la forma sea incorrecta; será apasionado, aunque a veces sea inexacto; agradará al lector, aunque rabie Garcilaso; no se parecerá a lo de nadie; pero; bueno o malo, será vuestro, nadie os lo disputará; entonces habrá prosa, habrá poesía, habrá defectos, habrá belleza." DOMINGO F. SARMIENTO



sábado, 21 de julio de 2018

L'ORA LEGALE DELL'ARGENTINA


Di Giorgio Garrappa Albani

Altro che metafora cinematografica. “L’ora legale” è la palese realtà che si avvera in quest’Argentina che, due anni fa, voleva un cambiamento radicale proprio come Pietrammare nel film di Ficarra e Picone.

Guardando il recente film “L’ora legale”, ho visto le somiglianze tra l’Italia e l’Argentina di oggi.
Quella “fiction” trascorre in un paese della Sicilia – Pietrammare - in cui la stragrande maggioranza dei residenti sono in fermento per le prossime elezioni amministrative.
I cittadini, che avevano subito e si erano abituati da sempre ad amministrazioni corrotte come quella del Sindaco che vuole essere rieletto, vogliono un cambiamento.
Od almeno è quello che pensano.
Un semplice professore, onesto e molto impegnativo, promette cambiare le cattive abitudini dei cittadini, mettendo a posto, senza alcuna distinzione, tutto ciò che va fuori regola o fuori legge.
Parcheggio anomalo, abusivismo edilizio, rifiuti, qualità di vita dei cittadini, inquinamento industriale ed altro vanno man mano, regolarizzati.
Questi cambiamenti, cosi radicali ed elencati in campagna elettorale, vengono compiuti senza esitare dal sindaco eletto.
Contemporaneamente, tutti coloro che avevano, fino ad oggi, fatto uso di qualche favoritismo illegale, ma interpretato come normale, si sentono minacciati.
Ma non solo.
Infatti, perfino il potere di Roma, messo al corrente di questa ventata politica che soffia da Libeccio, vede tremare le fondamenta della corruzione e l’impunità politica regnante nell’intero paese.
E una cosa del genere non potrebbe mai capitare.
Anche il parroco di Pietrammare, che aveva spinto fortemente per il cambiamento, si rifiuta di pagare le tasse del suo “bed and breakfast”.
Dopodiché dichiara guerra pure lui al nuovo Sindaco.
Al di là di mostrare come la città sia davvero migliorata grazie agli sforzi di tutti, l’appena eletto Sindaco –sei mesi prima- viene costretto a dimettersi dalla folla mobilitata e comandata dagli operatori politici e… dal Prete!!!
Cioè, politica e chiesa contro la legalità e l’onesta?   
Finito il periodo dell’ora legale italiana, l'ex sindaco corrotto tornerà a governare Pietrammare.

Macri vince nel ballottaggio del 2015 perché gli argentini volevano un cambiamento radicale.
Proprio come i cittadini di Pietrammare.
Comunque il suo partito politico “Cambiemos”, non raggiunge la necessaria maggioranza in Parlamento.
Sin dall’inizio, l’opposizione politico-sindacale -che non si aspettava una sconfitta del genere- si vede minacciata all’ergastolo da una giustizia storta e comincia a mostrare la sua peggiore faccia reazionaria.
La premeditata e molto simbolica “assenza” del Presidente uscente, la vedova Cristina Fernandez fu la palese dimostrazione dell’avvenire.
Lei si rifiuto di consegnare al Presidente eletto, Mauricio Macri, gli attributi dell’istituzione presidenziale argentina.
A parte questo, a poco a poco si verifica una certa mancanza di collaborazione dai settori economici ed imprenditoriali a cui appartiene il proprio Presidente.
Incredibile.
Tocca a MM scavalcare una eredita micidiale, lasciata dal populismo Kirchnerista: 40 % d’inflazione annua, 32 % di poveri, ingrandimento smisurato dello stato, crollo del sistema energetico nazionale, mancanza d’infrastruttura produttiva, distruzione del sistema statistico nazionale ed altissimi costi di produzione, tra l’altro.
Tutto ciò immerso nel mare di una corruzione mai vista.
Dopo due anni di governo si vede qualche miglioramento: riduzione di 2 punti di povertà, meno corruzione, opere d’infrastruttura produttiva in corso, ricostruzione del sistema statistico, riduzione dell’inflazione anche se continua ad essere ancora molto alta dovuto all’aumento dei prodotti basici, specie alimentari.
Per ricostruire il sistema energetico ci voleva ritagliare progressivamente i sussidi statali all’energia pero, la politica fiscale di gradualismo, non ce l’ha fatta a fermare la spirale inflazionaria.
Sfortunatamente, la siccità che colpi l’Argentina duramente nel 2017/18 ha lasciato perdite enormi dell’ordine dei 5.000.000,00 u$s. 
Malgrado tutto ciò, lo scorso anno il paese era riuscito a riconquistare la fiducia dei mercati vendendo 2,75 miliardi di bond centennali, facendo parlare di una svolta con la nuova amministrazione.
Molti riconoscono le riforme fatte dall'amministrazione del calabrese Macri, che nonostante le proteste hanno ravvicinato Buenos Aires al Fmi e ai suoi dettami liberisti: dal mercato del lavoro e dalla burocrazia al fisco.
Come nel film italiano, pare che sia finita la luna del miele fra il presidente Mauricio Macrì - che aveva promesso di attrarre capitali e riequilibrare le finanze pubbliche – ed alcuni investitori appartenenti al “Cerchio Rosso”.
È vero però che molti formatori dei prezzi locali hanno tradito al Presidente e lui lo ha percepito con chiarezza.
Al carovita, che non ha soluzione di continuità, ora si aggiunge il “carry trade” dai capitali esterni che tornano negli Stati Uniti in cerca di migliori tasse e al sicuro.
Questo fenomeno ha scatenato una corsa della valuta statunitense che per tentare di frenarla obbligarono al governo a rialzare spaventosamente le tasse d'interesse al 50% e svalutare il peso del 45% circa.
Il fantasma del 2001 è tornato a sorvolare il Paese.
Tutto ciò succede mentre i mercati chiedono a Macri una riduzione dell'inflazione con misure fiscali che, per forza, sono impopolari ad un anno dell’elezioni presidenziali.
Stretta del bilancio, anticipata e maggiore del previsto.
Macri rischia così di restare intrappolato in una manovra di aggiramento costretto da una parte a fare i conti con la finanza estera, dall'altra col malcontento popolare che torna a farsi sentire e braccio di ferro con i sindacati che chiedono aumenti per mantenere gli stipendi al passo con l'inflazione pero aumentando il costo produttivo argentino e facendolo meno concorrente in riguardo ad altri paesi della regione.
Un panorama davvero dantesco cui risoluzione dipenderà solo dalla guida di Macri ed il comportamento della sua squadra.
Pare che i gli ultimi cambiamenti, soprattutto quello della banca centrale, oggi sotto la guida di Nicolas Caputo, stiano dando risultati mettendo il dollaro sotto un certo controllo.
Ma le scosse non sono ancora finite.
Il secondo semestre dell’anno vedrà una pronunciata recessione economica e i ritagli fiscali saranno all’ordine del giorno e a tutto livello.
Dopo una caduta strepitosa del PIL nel 2018, si aspetta nel 2019 una crescita di 1,5 punti del PIL ed una inflazione dell’ordine del 17%.
Questi duri cambiamenti, compiuti senza esitare dal governo, sono visti dall’opposizione populista come una debolezza ma anche come una minaccia.
Certo che se il piano di Macri -con il supporto del Fondo Monetario Internazionale- avesse successo, poterebbe portarlo senza sosta alla rielezione nel 2019.
Altrimenti tutto può finire come “L’ora legale”.

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