"Escribid con amor, con corazón, lo que os alcance, lo que os antoje. Que eso será bueno en el fondo, aunque la forma sea incorrecta; será apasionado, aunque a veces sea inexacto; agradará al lector, aunque rabie Garcilaso; no se parecerá a lo de nadie; pero; bueno o malo, será vuestro, nadie os lo disputará; entonces habrá prosa, habrá poesía, habrá defectos, habrá belleza." DOMINGO F. SARMIENTO



sábado, 14 de noviembre de 2009

LA DOMANDA GIUSTA AL MOMENTO GIUSTO

Da tempo sono fermamente convinto che in ogni grande evento storico dell’umanità c'è sempre stato un italiano. Possiamo far riferimento a uomini notissimi come il genovese Cristoforo Colombo, i fiorentini Americo Vespucci, Dante Alighieri, Filippo Brunelleschi o Leonardo Da Vinci, il pisano Galileo Galilei, il veneto Marco Polo, il comasco Alessandro Volta o il bolognese Guglielmo Marconi. Anche in Argentina possiamo ricordare i liguri Antonio Luigi Berutti ed Emanuele Belgrano. Poco tempo fa seppi che un italiano era stato il responsabile ad inviare il primo uomo alla Luna: il lucano Rocco Anthony Petrone.
Qualche giorno è passato dal ventesimo anniversario del crollo del Muro di Berlino che divise -dal 1961 fino al 1989- la capitale della Germania Occidentale.
Oggi ho scoperto che era stato un italiano a far la domanda che, in qualche modo, ha contribuito al crollo di quel muro della vergogna: il toscano Riccardo Erhman.
Il corrispondente italiano dell’Ansa a Berlino era nel suo ufficio quel giovedì 9 novembre 1989, quando venne indetta la conferenza stampa dal membro del Politburo e responsabile stampa della Repubblica Democratica Tedesca, Günter Schabowsky.
Il governo comunista, vacilla sotto il peso di proteste e pressioni cittadine che chiedono maggiore libertà di movimento. Alle 18:53, il funzionario sovietico ha appena fatto sapere che “per accontentare i nostri alleati è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco”.
E sopravviene la domanda inaspettata da tutti. Tra i tanti presenti in sala, si alza in piedi un cronista italiano e prende la parola: “Quando queste restrizioni saranno tolte?”.
Schabowsky, perplesso, sapeva che non era stato precisato in nessuno dei suoi comunicati quel “piccolo dettaglio”.
Guardò negli occhi il giornalista ed avvicinandosi al microfono disse: “Per quello che ne so io anche da subito”.
Dopo un istante di esitazione, migliaia di berlinesi che stavano guardando alla televisione la conferenza stampa, decisero di lanciarsi in strada.
Riccardo Ehrman, si precipita in ufficio e chiama l’Ansa che diffonde alle 19.19 -31 minuti prima delle altre agenzie internazionali- la notizia tanto attesa dal popolo tedesco: “La Germania orientale ha deciso di aprire il confine con la Repubblica Federale Tedesca per lasciar passare i suoi cittadini che vogliono emigrare in occidente (…)”.
Un mare di gente riversata per strada, pronto ad abbattere quel muro insensato sotto la pioggia, portò Ehrman in trionfo per le strade della città, riconosciuto dalla gente come il loro portafortuna.
Finiva così la follia di una barricata di cemento, disegnata per dividere fittiziamente, per 28 anni, il popolo tedesco.

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