"Escribid con amor, con corazón, lo que os alcance, lo que os antoje. Que eso será bueno en el fondo, aunque la forma sea incorrecta; será apasionado, aunque a veces sea inexacto; agradará al lector, aunque rabie Garcilaso; no se parecerá a lo de nadie; pero; bueno o malo, será vuestro, nadie os lo disputará; entonces habrá prosa, habrá poesía, habrá defectos, habrá belleza." DOMINGO F. SARMIENTO



miércoles, 22 de octubre de 2008

ARCHITETTURA ITALO-ARGENTINA NEL XX SECOLO

A parte dei più noti architetti a cui ci siamo già riferiti, ne ebbero molti altri a portare il senso della proporzione, la bellezza e dell’arte fino ai più lontani angoli del Paese.
E’ il caso di Vittorio N. Abbate, architetto italiano radicato a Tucuman, autore di capolavori tali come la filiale della Birreria Quilmes od il Caffe Centenario.
Tommaso Agostini, nato a Firenze nel 1848, laureatosi presso il Politecnico del Capoluogo toscano come ingegnere ed architetto. In Argentina svolse il suo impegno al servizio del Governo di Catamarca.
Gino Aloisi, architetto nato a Pesaro nel 1864. Studio presso l’Istituto Industriale di Fermo (Ascoli Piceno) e arrivo a Buenos aires nel 1885. Collaboro presso gli studi degli architetti Tamburini e Meano fino al 1900. Nel 1904 vinse il concorso per la costruzione del Colegio Militar de la Nacion. Manco ad Alta Gracia (Cordoba) nel 1924.
Giovanni Battista Ansaldi, Architetto che in Argentina svolse la sua professione disegnando tra l’altro il Teatro Onrubia ed il Teatro Comedia. Partecipo anche nel disegno della Cattedrale di Parana.
Bruno Avenati, architetto. Studiò a Torino e pure lui, arrivato in Argentina, venne impiegato dallo studio di Tamburini per controllare i lavori di cantiere come quelli del Colegio Nacional de Rosario (Santa Fe).
Alula Baldassarini, architetto nato a Roma nel 1887. Nel 1909 si reco in Argentina trasferendosi a Mar del Plata dove svolse la sua attività. Il suo ultimo lavoro fu il Casino di La Cumbre (Cordoba). Mori a Buenos aires nel 1975.
Eugenio Benedetti, Architetto. Arrivo in Argentina nel 1865 ed è il responsabile del disegno dell’Ospedale Spagnolo.
Filippo Bergamini, architetto. In Argentina rappresento una ditta comerciale d’importazione di marmi Carrara. Nella sua professione si dedica all’architettura religiosa facendo i disegni della Chiesa di El Trebol (Santa Fe) e di N.S. di Itati (Corrientes).
Luigi Betolli, fu dei primi architetti italiani recatosi a Cordoba ad esercire la sua professione. A lui si deve la Chiesa del Pilar ed il palazzo dell’Academia de Ciencias di via Velez Sarsfield.
Luigi Broggi, architetto nato a Tradate (Varese) nel 1871, studiò a Buenos Aires. Tra i suoi lavori più noti si trova la Chiesa di San Agustin ed il Circolo Italiano di Buenos Aires. Mori alla Capitale dello Stato nel 1958.
L’architetto Cagnoni, nato in Italia, era arrivato nel 1898 e prendeva in carica il Departamento de Obras Publicas de la Municipalidad de Buenos Aires. Fu autore del disegno del Palazzo Municipale cui costruttori furono Castello e Scala.
Virgilio Cestari, architetto nato a Ferrara nel 1861, studio all’Istituto di Firenze e giunse a Montevideo (Uruguai) nel 1889 a richiesta della Compañia Nacional de Obras Publicas. Nel 1892 ando a Rio de Janeiro (Brasile) fino al 1900, anno in cui arrivo a Buenos Aires per assumere la carica di Architetto Municipale. Giovanni Chiogna, architetto italiano disegnatore dell’edificio della Compañia Italo-argentina de Electricidad, organizzata dall’ingegnere Giovanni Carosio.
Ubaldo Emilini, architetto nato a Faenza (Ravenna) nel 1886, arrivò in Argentina radicandosi a Cordoba dove fece la prima galleria La Central. Mori nel 1970.
Giulio Gazzarri, nato a Firenze nel 1887 e giunto in Argentina a pochi mesi d’eta. Studio architettura presso la Facolta di Ciencias Exactas, Fisicas y Naturales dell’Universita di Buenos Aires. Fu professore universitario e nel 1910, Direttore di Architettura della Provincia di Santa Fe. Fondatore della Scuola Popolare di Adrogue (Buenos Aires) dove mori nel 1962.
Francesco Gianotti, Architetto nato a Torino nel 1881 e giunto a Buenos Aires nel 1909. Autore di disegni come la Galleria General Guemes (1915) e la Confiteria El Molino. Mori nel 1967.
Ernesto Gritti, architetto nato a Induna Olona (Varese), radicato a Tucuman nel 1891 dove svolse la sua professione.
Raoul Levacher, architetto nato a Parma. Ottenne il Primo premio al Concorso per la costruzione del Nuevo Banco Italiano (fondato nel 1887). Autore del Pabellon de Los Lagos di Buenos Aires.
Attilio Locati, ingegnere architetto nato a Milano e giunto in Argentina nel 1905. Autore della casa centrale del Banco de Italia y Rio de la Plata nel 1912.
Andrea Marraccini, architetto nato a Bagni di Lucca nel 1865. Giunse in Argentina nel 1883. Tra i suoi lavori più importanti contano il Banco Hipotecario Belga-Americano, l’Asilo degli Orfani Irlandese Cattolico ed il Sanatorio Modelo Mori in Buenos Aires nel 1954.
Salvatore Mirate, architetto nato a Napoli nel 1862. Laureato presso la Scuola di Belle Arti di Napoli. Giunse a Buenos Aires en 1887. Nel 1890 si stabili alla Capitale dello Stato. E’ autore dei disegni delle filiali del Banco de la Nacion Argentina di Cordoba, San Luis, Rio IV e Chivilcoy. Mori nel 1916.
Giuseppe Molinari, ingegnere architetto nato a Novara nel 1898 e laureato a Roma. Durante la Grande Guerra fu ufficiale d’Artiglieria e dopo essere ferito fu decorato. Giunse in Argentina nel 1926 richiesto dalla Compagnia Italo-Argentina d’Elettricità. Autore della Dante Alighieri di Buenos Aires. Mori nel 1954.
Carlo Morra, architetto militare, figlio del Principe Camillo Morra nato a Benevento nel 1854. Giunse in Argentina nel 1881 e subito si inseri nell’esercito argentino. Prese la carica di architetto del Consejo Nacional de Educacion. Nel 1903 Morra concluse la Escuela Presidente Roca. Era direttore dell’Ufficio Tecnico del Ministerio de Obras Publicas de la Nacion quando lo sorprese la morte nel 1926.
Francesco Tamburini, architetto nato a Iesi (Ancona), giunto in Argentina nel 1881 a richiesta del Governo del Presidente Julio Argentino Roca per affidarli il Departamento de Arquitectura de la Nacion. Conta tra i suoi capolavori l’antico Ospedale Militare Centrale, la Scuola Normal di Professori, l’arsenal de Guerra, il Dipartimento Central di Polizia, il Teatro Colon e la Casa de Gobierno (Bs. As.), detta la Casa Rosada. La sede del Governo Nazionale Argentino s’inizio nel 1885 e fu inaugurata nel 1898. All’interno del Paese ci sono parecchi testimonianze di Tamburini come l’Ospedale Nazionale de Clinicas, il Teatro Rivera Indarte e la Banca Provinciale di Cordoba. Mori nel 1891.Giovanni Antonio Buschiazzo, architetto nato in Piemonte nel 1846. Arrivo in Argentina a 4 anni d’eta e studio presso la Facoltà de Ciencias Fisico-Matematicas dell’Universita di Buenos aires laureandosi nel 1878. Nel 1880 prese in carica il Dipartimento di Lavori Pubblici della Municipalita di Buenos Aires. A lui si deve il disegno dell’Avenida de Mayo e le diagonali Nord e Sud che sboccano in Plaza de Mayo, il Cimitero della Recoleta, la Bolsa de Comercio, il Banco Hipotecario, la Banca della Provincia e numerose ville di stile pompeiane. Scompare nel 1917.
Mario Palanti, architetto e pittore, era nato a Milano nel 1885. Studio pittura presso l’Accademia di Brera per poi laurearsi d’architetto al Politecnico di Milano. Tra le sue importanti opere in America ci sono anche il Padiglione Italiano della Fiera del Centenario della Revoluzione di Maggio (1909), il Palazzo Vasena nel quartiere di San Isidro nonchè il Palazzo Salvo a Montevideo (Uruguai), gemello del Barolo di Buenos Aires.
Il Palazzo Barolo (nella foto sopra), fatto dall’industriale tessile italiano Luigi Barolo per albergare le cenere di Dante Alighieri, secondo lui in pericolo dalle terrificanti e solite guerre europee. Allora l’architetto Palanti ispiro il suo disegno nella Divina Commedia.
Vittorio Meano, architetto, nacque a Susa (Torino) nel 1860. Nel 1878, si laurea da geometra all’Istituto di Pinerolo, poi studia architettura presso l’Accademia Albertina di Torino. Verso il 1880 inizia la sua esperienza lavorativa assieme suo fratello Cesare finche, nel 1884, decide emigrare a Buenos Aires per inserirsi nella squadra di Francesco Tamburini.
Il suo capolavoro e senz’altro il Congreso de la Nacion (Bs. As), altre note opere sono il Nuovo Teatro Colon di Buenos Aires e nel 1904, il Palacio Legislativo di Montevideo (Uruguai).
Finalmente c'è l'architetto Clorindo Testa (nella foto sopra), nato a Napoli il 10 dicembre 1923. Egli si laureo presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Buenos aires nel 1948. E' uno degli architetti italiani viventi più noto, tutto ciè evindenziato nei suoi lavori e l'originalità assoluta dei suoi disegni a parte di essere un grande artista plastico. Realizzò capolavori come la Banca di Londra e la Biblioteca Nacional a Buenos Aires.

ARCHITETTURA ITALO-ARGENTINA NEL XIX SECOLO

Nella puntata precedente parlavamo sull’architettura fatta dagli architetti gesuiti nel Rio de la Plata fino al 1767 in cui furono espulsi da Carlo III, Re di Spagna.
Se Andrea Bianchi -di origine svitzera- era un’ artista d’idee italiane, Carlo Zucchi -di origine italiana- fu un’artista d’idee francesi. Zucchi, architetto revoluzionario nato in Italia nel 1790 e formato a Parigi, arrivo nel 1826 pieno d’illussioni a quel Buenos Aires dei tempi di Bernardino Rivadavia. Ci fosse stato il grande architetto neo-classico se il Paese non avesse subito delle catastrofi politiche. Fu Zucchi l’architetto del Governo dal 1828 fino al 1835. Caduto Rivadavia, ando lentamente in calo fino a scomparire e mori a San Macario (Varese) nel 1856. Un secolo e mezzo dopo veniva scoperto il suo archivio di lavoro nella sua Italia natia.
L’Argentina "barbara" -come la chiamava Sarmiento- comincio a “civilizzarsi" dopo il 3 febbraio 1852 quando, nella battaglia di Caseros, Urquiza sconfisse Rosas e diede inizio il processo che porto alla Costituzione del 1853 ed apri le porte al commercio internazionale, alla cultura universale e alla immigrazione europea.
O forse comincio prima, quando il proprio Urquiza -ancora Governatore di Entre Ríos- apri la Provincia alle nuove idee, cioè quelle della "Giovine Argentina", riflesso mazziniano -nel Plata- della "Giovine Italia".
Allora i garibaldini -esuli nella Banda Oriental (Uruguai)- passarono alla Provincia di Entre Ríos, tra loro Pietro Fossati, architetto di Urquiza che porto il modesto Palazzo San José -disegnato da Giacinto Dellepiane- alla scala attuale.
Per la prima volta i sottili archi fiorentini del Brunelleschi, passarono a far parte del paesaggio entrerriano.
Con Pietro Fossati e Giacomo Danuzio –costruttore e architetto garibaldino della citta di Paraná morto nel 1861- il Neo-Rinascimento italiano divento il manifesto architettonico dei nuovi venti che soffiavano nel Paese.
Negli anni successivi alla battaglia di Caseros, l’architettura argentina vide una profonda trasformazione. La crescita nel campo architettonico, ebbe il marchio italiano. Nel 1879, Sarmiento -primo storico dell’architettura argentina- ricorda quel che era successo ai tempi di Mitre: L’architetto sustituiste il muratore; le braccia abbondano; la prosperità cresce ed anche i muratori sono per lo più italiani ed introducono cornici, fregi dentati ed architravi sovrastanti.
Sarmiento iniziava il suo scritto dicendo pure che: quello che distingue l’uomo dalla bestia è la sua facoltà di cambiare le forme architettoniche; quindi, nel lasciare lo stile coloniale ed avvicinarsi allo stile italiano, come paese nuovo, dimostrava la vera condizione umana. Sarmiento, come Alberdi, Gutiérrez e Mitre, era italianofilo in materia artistica e quello non ci deve sorprendere.
Per i romantici progressisti, il quattrocento fiorentino era, per se, un simbolo della liberta intelettuale. L’architettura italiana, dunque, sarebbe il simbolo della nuova liberta civile dell’Argentina. Percio Sarmiento non dubito ad esaltare i lavori degli architetti genovesi, arrivati in Argentina nel 1855: Nicola Canale (nato nel 1807) e suo figlio Giuseppe Canale (nato pure a Genova nel 1833) come la cupola della Chiesa di Belgrano paragonata addirittura con quella di Michelangelo. Certamente per le stesse motivazioni, Juan Bautista Alberdi, chiamava a Luigi Giorgi (frate francescano ed architetto nato a Napoli) il Michelangelo argentino.
Italiani furono gli edifici delle scuole sarmientine che cominciavano a popolare la città e la campagna per portare l’educazione e la prosperita a tutti i confini del Paese.
Italiani furono anche gli ospedali, che cominciarono a migliorare la sanita.
Italiane furono le chiese, come quella di Monserrat, la Cattedrale di Paraná o quella di Rosario.
Italiani furono gli edifici pubblici come quello del Comune di Belgrano ed italiane furono le prime ville come il Palazzo Miró.
Italiano fu lo "stile" degli edifici disegnati dagli architetti italiani, argentini, francesi, inglesi...Taylor fece del Palacio Muñoz un Palazzo fiorentino in versione "Italianate Revival".
Prilidiano Pueyrredón fece una "villa" italiana in Olivos a suo amico Azcuénaga, quella che oggi è diventata Residenza Presidenziale.
Agostino Canepa, architetto piemontese nato nel 1849 e morto nel 1900, e suo fratello Nicola, sono gli autori della Chiesa ed il Convento di Santo Domingo a Cordoba, la Cattedrale ed il Cabildo di Santiago del Estero, nel 1876.
Luigi Caravatti, architetto nato a Milano nel 1831, arrivo in Argentina nel 1857, si trasferi a Catamarca dove costrui la Casa di Governo e la Cattredrale del capoluogo di Provincia.
Giovanni Coll, architetto ed ingegnere italiano, svolse la sua attività per lo più in Provincia di Corrientes dove disegno il Plazzo di Governo, la Scuola Provinciale, la Chiesa della Santa Croce e l’Asilo degli Orfanelli.
Giovanni Battista Arnaldi, architetto nato a Porto Maurizio, Imperia nel 1841, arrivo in Argentina nel 1870 ed è il responsabile del disegno della Cattedrale ed il Palazzo Archivescovale di Parana, Entre Rios (foto); il Consejo Nacional de Educacion, scuole, la Cattedrale, due chiese e varie case in Santa Fe; la Cattedrale di Rosario (Santa Fe); la Cattedrale di La Rioja ed il Comune di Carmen de Areco (Buenos Aires).
Paolo Scolpini, architetto nato in Italia nel 1839 e morto nel 1927, si reco a Buenos Aires nel 1860 e tra l’altro fu autore della Chiesa N.S. di Monserrat di via Belgrano.
Giuseppe Agustoni, costruttore nato in Italia ed arrivato in Argentina –assieme i suoi fratelli- a fine del XIX secolo. I suoi lavori più importanti furono la Stazione delle Ferrovie del Sud (Constitucion) nel 1884, il Club Catolico nel 1890 ed il Convento di Santa Teresa nel 1895.
Placido Aimo, architetto piemontese nato nel 1822. Arrivo in Argentina in gioventù e condivise la sua attività tra l’architettura e la docenza. Fu autore del disegno della Piramide eretta sulla Piazza 9 de Julio della Città di Salta. Mori nel 1890.
Antonio Alberti, architetto nato a Messina nel 1877. nel 1892 si stabili a Tucuman dove si distinse come noto professionista.
Mario Geminiani, architetto nato a Carrara (Massa Carrara) nel 1856. Giunto a Buenos Aires nel 1883. Autore di disegni come la Stazione Once della Ferrovia, le facciate degli Ospedali Italiano di Buenos Aires e La Plata e lo stabilimento Vasena.
Egidio Giavedoni, architetto e missionario francescano nato in Italia nel 1864. Giunse a Santa Fe dov’è autore della Chiesa di Porto Gaboto. Mori nel Convento di San Lorenzo nel 1902.
Nicola Grosso, architetto e costruttore italiano radicato in Corrientes circa 1854 fino al 1870. Tra i suoi lavori contano la chiesa N.S. del Rosario, di San Francesco, il Convento e chiesa N.S. de la Merced.
Francesco Giorgio Miazzi, architetto e costruttore nato a Bassano del Grappa (Vicenza) nel 1859. Giunse in Argentina nel 1882 e si trasferi a Rosario (Santa Fe). Assieme Poletti fondo una fabbrica di oggetti di terracotta.
Gaetano Moretti, architetto nato a Milano nel 1860. Autore assieme Brizzolara del disegno del monumento all’Independenza Argentina in sostituzione della Piramide di Maggio.
Adonay Spreafico, costruttore italiano responsabile dell’architettura di Catamarca come la Cattedrale ed il Palazzo Governamentale.
Insomma, molti questi artisti popolarono di edifici "italiani" città e capoluoghi di Provincie argentine.
Dappertutto si alzarono case con cortili pompeiani, con dei pilastri, cornici, frontoni ed archi romani, come se all’improvviso tutta l’Argentina fosse diventata una sola grande Provincia con capoluogo a Firenze.

I GESUITI NELL'ARCHITETTURA ARGENTINA

La Compagnia di Gesu è un’ordine religioso fondato nel 1534 - sotto il motto Omni ad maiorem Dei gloriam - da Iñigo López de Recalde, canonizzato dalla Chiesa Cattolica come San Ignacio de Loyola. Inizialmente facevano parte dell’ordine studenti dell’Università di Parigi, decisi a difendere ad oltranza la Chiesa Cattolica dalla Riforma luterana. Il Papa Paolo III diede il via alla Compagnia di Gesu nel 1540. Nel 1610 si recarono in America fino al 1767 in cui vennero espulsi dal Re Carlo III. Solo nel XVIII secolo, la Compagnia di Gesu, porto nel Rio de la Plata oltre una centinaia di artisti, artigiani e professionisti di tutto tipo. Qui il lavoro degli architetti.
Chiesa e Convento di San Francesco (Bs. As.) - L’ordine dei Frati Minori Francescani fu il primo ad stabilirsi a Buenos Aires. Nel 1583 Juan de Garay li consegno l’isolato su cui si trova l’attuale basilica. La prima chiesa venne eretta agli inizi del XVII secolo e l’attuale venne iniziata circa 1731 sul disegno dell’architetto gesuita Giovanni Andrea Bianchi, assistito dal sivigliano Vicente Muñoz. La chiesa di San Francesco s’inauguro il 25 marzo 1754. Nel 1807 crollava la facciata e veniva rifatta qualche anno dopo da Tomás Toribio. L’immagine attuale risale al 1911 quando l’Architetto tedesco Ernst Sackman, ispirato nel barroco bavarese, modifica lo stile neoclassico originale. La facciata principale è molto elaborata in particolare le torri, la cancellata frontale e la cupola. La chiesa ha un’unica navata molto lunga con cappelle laterali poco profonde ed un presbiterio a testata retta. La cúpola si alza su di un tambore ottogonale.
San Francesco fu una delle chiese più rovinata dall’ondata d’incendi scatenata nel mese di giugno 1955.
Chiesa di San Ignazio (Bs. As.) - Dal 1712, secondo il disegno dell’architetto gesuita Johann Krauss, comincio ad edificarse la chiesa attuale con la torre sud ed il muro frontale originale assieme ad un tratto della galleria dell’antica fortezza già scomparsa.
La costruzione fu directa dal proprio Krauss e gli architetti gesuiti Andrea Bianchi e Giovanni Battista Primoli, Juan Wolff (maestro falegname) e Pedro Weger (maestro fabbro). La chiesa venne inaugurata nel 1722 e consacrata nel 1734. E’ la più antica di Buenos Aires, usata da bastione difensivo durante l’Invassioni Inglese. Ispirata nel Gesú di Roma -capolavoro dell’Arch. Vignola del XVI secolo- ha la pianta a forma di croce latina, con una navata principale e due laterali e abside rettangolare. Caratteristica di San Ignazio, condivisa unicamente con la Cattedrale di Montevideo, sono la cúpola su tambore cuadrangolare. La facciata influenziata dal barroco bavarese è ormai discussa. L’Ingegniere Felipe Senillosa completo il disegno, nel XIX secolo, aggiungendo la torre nord gemella a quella sud, ambe due cupole rivestite in Pas de Calais. La chiesa fa parte della Manzana de las Luces (Isolato delle luci) en el 1821 proprio li venne inaugurata l’Università di Buenos Aires.
Chiesa N.S. del Pilar (Bs. As.) - Nel 1716 Diego de Ceballos, gestisce dinanzi la Corte del Re Filippo V l’autorizzazione per la costruzione. Secondo alcuni storici il disegno appartenne agli architetti gesuiti tedeschi Juan Kraus e Juan Wolf. Altri invece pensano che furono i gesuiti Andrea Bianchi e Giovanni Prémoli, i veri autori. Potrebbe anche essere possibile che tutti e quattro abbiano collaborato in diversi periodi. I lavori cominciavano nel 1715 e finivano nel 1725 con lafacciata disegnata dall’Architetto Bianchi. Nel 1731 ebbe termine la torre di 30 metri e venne inaugurata la chiesa il 12 ottobre 1732. E’ la più antica che conserva lo stile originale barrocco. Nel 1779 venne modificata la facciata ed il baptistero frontale creando un atrio chiuso.
Nel 1881 l’architetto Buschiazzo costruiva la facciata del cimitero. Nel 1932 grazie all’architetto Millé la chiesa tornava allo stile originale, modificato nei primi del XX secolo.
Centro Culturale Recoleta/Ex-Convento Frati Recoleti (Bs. As.) – Risale al XVII secolo ed il suo disegno originale corrisponde agli architetti gesuiti Juan Krauss e Juan Wolf intanto la facciata e gli spazi interni del Convento all’architetto italiano Andrea Bianchi. I lavori iniziati nel 1720 concludevano nel 1732. L’architetto Giovanni Buschiazzo fu il responsabile del grande intervento realizzato nel 1880, vero capolavoro di reciclaggio che incluse la cappella, padiglioni, la facciata e terrazzi. Il vecchio Convento funziono come Asilo di Mendicanti e poi d’Asilo di Anziani e nel 1980 si fanno dei rifacimenti destinati alla nuova funzione di Centro Culturale, lavoro richiesto all’architetto napolitano Clorindo Testa assieme Jacques Bedel eLuis Benedit.
Cabildo di Buenos Aires (Bs. As) - A sostituire l’antico e già molto rovinato edificio del Cabildo della Capitale del Virreynato del Rio de la Plata, l’autorità spagnola di Buenos Aires autorizzo la ricostruzione dell’edificio. Richiede all’architetto Giovanni Battista Primoli i primi disegni nel 1719 e nel 1725 l’Architetto gesuita ticinese Giovanni Andrea Bianchi fa il disegno a due piani che verra inaugurato nel 1740. Dalmacio H. Sobrón, si riferi a La Arquitectura del Cabildo de Buenos Aires sul giornale La Nación nel 1981: ... La architettura di Bianchi, predominantemente lombarda, trasformata nel Pilar e nel Cabildo per la inclussione inedita di elementi spagnolizanti è stata giudicata, per mancanza di dati, come un’architettura minore... ma lo storico gesuita chiarisce: il Cabildo è ispirato nel Palazzo dei Giureconsulti di Vía Mercanti della Città di Milano, per altro molto conosciuto da Bianchi.
A parte degli architetti, molti altri gesuiti italiani arrivarono nel Rio de la Plata in diverse spedizioni spagnole. Tra loro:
Bandini, Simone – Nato a Venezia (VN) e destinato alle missioni del Paraná e Paraguay.
Beatillo, Antonio – Nato a Bari (BA) in Puglia.
Blasino, Teodoro - (residente a Buenos Aires nel 1741).
Cataldino, Giuseppe – Nato a Fabriano (AN) in Regione Marche. Assieme Mazeta Simone fondarono le missioni paraguaiane.
Cattaneo, Gaetano – Nato a Modena (MO) nell’Emilia Romagna. Stette per 4 anni in Paraguay dove mori a 38 anni.
Dario, Giovanni – Nato ad Altavilla Irpina (AV) in Campania.
Marelli, Orazio.
Ferrufino, Giovanni Battista, missionario nel Rio de la Plata tra 1646 e 1647.
Guglielmo, Giovanni Giuseppe – Nato a Tempio Pausania (SS), Sardegna. Missionario in Paraguay.
Masioni, Antonio – Nato a Iglesias (CA) nell’Isola di Sardegna. Destinato in Paraguay ed insegnante di filosofía nel collegio di Córdoba per anni.
Manchiano, Antonio – Nato ad Alghero (SS) in Sardegna. Recatosi nelle missioni meridionali fu ucciso dagli indiani del posto.
Mazeta, Simone – Calelefi (Napoli).
Rispario, Antonio – Nato a Cremona CR) in Lombardia. Ucciso nel Chaco nel 1639.
Serra, Michelangelo – Nato a Iglesias (CA) in Sardegna.

martes, 21 de octubre de 2008

SULLE TRACCE DEGLI SCRITTORI ITALIANI IN ARGENTINA

In questa puntata parleremo degli scrittori italiani emigrati in Argentina e sulle loro opere. Ecco alcuni loro.
Gigliola Zecchin nacque a Vicenza nel 1942. Lavora come condutrice professionale e giornalista in TV con il nome d’arte Canela. Giunse nel Paese a 10 anni, studiò Letras Modernas all’Universidad de Córdoba. Attualmente conduce Colectivo Imaginario, nel canale Todo Noticias. E’ autrice di Paese, il suo ultimo libro in cui Canela scrisse: L’esilio ha delle conseguenze terribili in bambini: sentimenti di paura, insomnio, incubi. Di ciò si tratta lo sradicamento, togliere qualcosa dalle radici. Nella foto ricevendo il Premio Julio Cortazar.
Alfonsina Carolina Storni era nata nel Cantone Ticino nel 1892. La poetessa vise in Argentina da piccola, passando per San Juan e Rosario. Nel 1910 si diplomò di maestra rural all’Escuela Normal Mixta di Coronda (SFe). Già nel 1912 si radica in Buenos Aires e collabora in Caras y Caretas, poi in Nosotros e La Nación, tra l’altro.
Il 9 novembre 1920, ottenne la Carta di Cittadinanza dicendo che lo faceva per volontà sua e gratitudine. Nel 1923 fu professoressa presso la Escuela Normal de Lenguas Vivas ed al Conservatorio Nacional de Música y Declamación. La sua poesia evoluziona dal romanticismo ad un vanguardismo personale, in cui è presente la denunzia sulla condizione sociale e affettiva della donna del suo tempo. Tra le sue opere: La inquietud del rosal (1916), El dulce daño (1918), Irremediablemente (1919), Languidez (1920), Primer Premio Municipal y Segundo Premio Nacional de Literatura), Ocre (1925), Poemas de amor (1926), Mundo de siete pozos (1934) e Mascarilla y trébol (1938). Mise fine alla sua vita in Mar del Plata nel 1938.
Il prete Francesco Bibolini nacque a La Spezia nel 1827. Essendo ancora giovane giunse in America stabilendosi per un po’nel Paraguay, dovendo sfuggire del regime del Maresciallo López. Nel 1854 giunse a Buenos Aires e poco dopo si recò al Fortín Mulitas, piccolo casolare que diede origine a 25 de Mayo, in provincia di Buenos Aires, dove fu il primo prete della parrocchia di Nuestra Señora del Rosario. Scriveva poesie famose per la sua costruzione, colore e contenuto, sotto il nome di El Pampeano.
Il filologo, insegnante e giornalista Matías Calandrelli nacque a Salerno nel 1845. Studiò all’Università di Napoli, specie in linguistica e letteratura greca con i professori Kerbaker e Lignana. Giunse in Argentina nel 1871 per proseguire le sue attività educative. Pubblicò inoltre Mi novela del año 1000, La liebre del profesor Müller, La sociedad y sus víctimas (escenas bonaerenses), ecc.
Alberto Castiglioni nacque a Trieste nel 1848. Studio all’Accademia di Commercio e Nautica della sua città natia. Verso il 1870, venne a Buenos Aires per lavorare all’Unione e Benevolenza'. Sul giornale ‘L'Italia al Plata', pubblicò un saggio intitolato Gli abissi di Buenos Aires.
Il dentista e scrittore Giuseppe Bonansea nacque in Piemonte nel 1850; mori a Buenos Aires nel 1930. Giunse nel paese nel 1886. Pubblicò in Argentina Gli inmigrati in América, poesie di carattere classico scritti in italiano molto aprezzati dai suoi connazionali, il libro Corazón, di Edmundo De Amicis, amico personale. Fu il fondatore e primo segretario della Società Odontologica del Río de la Plata.
Comunardo Braccialarghe fu giornalista e scrittore. Nacque in Macerata nel 1875. Prolifico scrittore e poeta molto conosciuto tra la gioventù letteraria argentina. Tra i suoi lavori: Il figlio di Davide, Il maschio magnifico, Il gringo, Il gaucho, Il mesaggio della pampa, La leggenda del santo patrono, La canzone de Filippo Corridoni, I canti del carcere, I canti umani. Autor de novelas como Il roveto ardente, Fine di regno, Repubblica, La barca di Caronte, L'amore che torna a honre, Serenella, I Damiani, El hombre que pudo matar, El ánfora mancillada, Anita Balbi e Claridad.
Vito Cantone, nato a Catania nel 1878. Suo nonno materno, Gaetano Crimi, fu autore dell’entroito di Jerusalem Liberata. Nel 1895, al morire suo padre, Vito Cantone venne con sua madre a Buenos Aires per dedicarsi al teatro dei burattini. Si mise anche a fabbricare burattini caratteristici di Catania, eretti e più alti di quelli di Palermo. I primi burattinieri di La Boca furono siciliani e tra loro collaboratori di Cantone come Vito Correnti, Giuseppe Macarigno, Salvatore Costa, Giuseppe Costanzo Grasso, Filippo Puglionese, Nicola Scuccimaro, Carmelo Nicostra e Leonardo Maccheroni.
Antonio Porchia nacque a Catanzaro nel 1886. Morì in Vicente López, Buenos Aires, nel 1968. Autore di Voces, pubblicata originalmente nel 1943 dall’Agrupación de Gente de Artes y Letras Impulso, di La Boca, presieduta dal pittore Fortunato Lacámera.
Enriqueta Lebrero de Gandía, nacque a Coronata, provincia di Genova nel 1880. Era figlia di Giuseppe Lebrero e Angela Peirano e in Buenos Aires si sposo con Edmundo de Gandía,spagnolo. Ambi sono i genitori dello storico argentino Enrique de Gandía. Nel 1924 pubblicò un libro intitolato Chispas de vida; l’anno seguente appare il volume di racconti Primeros pecados, in cui si fece notare come scrittrice moderna e stile diretto. Collaborò anche in giornali e riviste argentine e spagnole e mori nel 1937.
Enzo Aloisi, scrittore, giornalista e critico di teatro, era nato a Firenze nel 1886. Giunse in Argentina sinda piccolo. S’iniziò nel giornalismo in località Bell Ville (Cordoba) fino al 1906 e da quest’anno fino al 1933 in Buenos Aires presso la ‘Tribuna de Buenos Aires’, ‘El imparcial’, ‘La Verdad’, ‘La República’, ‘Comedia’ e ‘Anuario Teatral’. Tra le sue numerose opere teatrali Hechizao (1918); El crímen de Liniers (1918); Madre (1922); Nada de Pirandello... por favor! (1936); Amor y siempre amor (1940).
Roberto Giusti nato a Lucca nel 1887 e mori a Buenos Aires nel 1978. Giunse nel Paese a otto anni. Fu collaboratore nella rivista Caras y Caretas. Nel 1916 ie affiliò al Partito Socialista. Cinque anni più tardi fu eletto consiguiere e enl 1928 raggiunse un seggio alla Camera di Deputati fino al 1936. La sua opera letteraria venne meritata con il Premio Municipal (1924) ed il Premio Nacional de Letras (1966). Fue presidente della Sociedad Argentina de Escritores (SADE) e membro dell’Academia Argentina de Letras. Tra i suoi lavori Crítica y polémicas y Literatura y vida.
Mario Batistella, fu scrittor teatrale e di tango. Nacque a Verona nel 1893. Studiò in Viena ed a Parigi. Si reco in Argentina nel 1910. Dal teatro di rivista passò facilmente alla canzone “porteña”. Nel 1930 trovò Gardel a Parigi e li assieme Le Pera, compose le parole di vari tangos. Dopodichè Sali di corsa alla fama con capolavori come: "Yunta brava’, ‘Traviesa’, ‘Bajo las estrellas’, ‘Cuartito azul’, ‘Remembranzas’ ed altri.
Il giornalista e politico Giuseppe Felice Baldi nacque a San Giorgio di Lomellina (Pavia), nel 1896. Studiò al Politecnico di Genova e risiede per lungo tempo a Milano. Fu segretario del Partito Socialista e collaboratore del ‘Corriere della Sera’, ‘Avanti’ e ‘La Giustizia’. Giunse in Argentina nel 1927. In Buenos Aires collaboro nei periodici ‘L’Italia del Popolo’, ‘La Patria degli Italiani’ ed il ‘Corriere degli Italiani’. All’epoca sua fu famosa la sua collezione di poesie politico-umoristiche pubblicate su L’Italia del Popolo’. Moriva a Buenos Aires nel 1963.
Adolfo Botazzi, nacque ad Alessandria nel 1896. Prese parte della prima guerra mondiale raggiungendo il grado di tenente d’artiglieria. Nel 1923 giunse in Argentina per dedicarse alla propaganda comérciale e alla sua attività di comediografo. Tra le sue importante opere El y ellos. Nel 1934 rientro in Italia. Retornò in Argentina dove si stabilì definitivamente nel 1947. Non si limitò a scrivere in spagnolo e italiano, ma anche in dialetto Puvre intu cenvelu e Asemu a postu. Mori a Buenos Aires nel 1966.
Giuseppe Portogalo, poeta nato in Calabria nel 1904. Scomparve a Buenos Aires nel 1973. All’anagrafe Giuseppe Anania, arrivo nel Paese nel 1909. Tra i suoi libri di tematica sociale: Tregua (1933), Tumulto (1935), Centinela de sangre (1937), Canción para el día sin miedo (1939), Destino del canto (1942), Luz liberada (1947), Mundo del acordeón (1949), Perduración de la fábula (1952), Poemas con habitantes (1955), Letra para Juan Tango (1958), Poemas 1933-1955 (1961) e Tango (1963).
Giuliano Centella nacque nel 1910 a Borgotaro (Parma) e mori a Buenos Aires nel 1974. Fu poeta e giornalista. All’anagrafe Amleto Enrico Vergiatti, giunse in Argentina nel 1920. Legato al gruppo di Boedo, si dedicò al giornalismo ed alla poesia influenziata dal “lunfardo”. Tra i suoi opere: El recuerdo de la enfermería de Jaime (1941), La musa mistonga (1964), La musa del barro (1969) e l’unico racconto: El vaciadero (1971). Compose tangos come Claudinette y Mi viejo tra l’altro.
Syria Poletti nacque in Pieve di Cadore nel 1919 e mori a Buenos Aires nel 1991. laureata come pedagoga a Venezia, nel 1945 giunse in Argentina come direttrice dell’Asociazione Dante Alighieri di Santa Fe. Fece il corso di professorato di spagnolo e italiano all’Universidad Nacional de Córdoba e si radico in Buenos Aires. Nel 1962 ricevette il Premio Nacional de Literatura con Gente conmigo; nel 1984, il Premio Estatuilla de Platino della Fundación Konex di letteratura infantile ed il Premio Nacional ‘Sixto Pondal Ríos’ dalla Fundación Odol.
Martina Gusberti nacque a Cremona e si naturalizzò argentina. E’ medico psichiatra psicoanalista. Radicata da piccola in Resistencia, Chaco. Studio giornalismo e pianoforte. Frequentò il 1mo. anno di Diritto presso l’UBA. Laureata come fonoaudiologo e medico nel 1964. E’ autrice del libro di racconti Requiem para la adolescencia e l’autobiografia El laúd y la guerra (1996).
Antonio Dal Masetto, scrittore e giornalista nato ad Intra nel 1938. Giunse in Argentina nel 1950. Il tema della immigrazione e’ presente in racconto come Oscuramente fuerte es la vida, che si guadagnò il Primo Premio Municipal e La tierra incomparable, che ottenne il Premio Planeta del 1994 ed il Premio Casa de las Américas nel 1964. Tra i suoi libri più noti: Fuego a discreción (1983) e Ni perros ni gatos (1987). Il suo libro Siempre es difícil volver a casa (1985) fu tradotto al francese e portato al cinema da Jorge Polacco. Collaboratore anche di Página 12 in cui unisce qualità letteraria e riflessione politica.
Nisa Forti nacque a Cassina Rizzardi, vicino al Lago di Como e vise a Milano finchè suo padre, imprenditore tessile, decise trasferirsi in Argentina con tutta la famiglia. Giunse a Buenos Aires nel 1948 essendo ancora adolescente. La esperienza della sradicazione e la posteriore integrazione ispirò La Crisálida. Studio Giornalismo, Lettere e Assistenza Sociale. Furono inoltre distinti EL Tiempo, el Amor, la Muerte (Ed. Gente de Letras), con la Faja de Honor de ADEA (Asociación de Escritores Argentinos) di Mendoza e Como la efímera segnalato dalla Giuria.
Antonio Aliberti, poeta e traduttore nato il 15 dicembre 1938. Deceduto in Argentina nel 2000. Fu poeta, traduttore e critico letterario. Collaborò in diversi mezzi argentini e tres riviste italiane. Pubblicò 18 libri di poesia, tra cui Límites posibles, Cuartos contiguos, Todos recordaron a Casandra (1987, Primo Premio 20mo. Aniversario de la Fundación Argentina para la Poesía), Delicado equilibrio e Incierta vocación.