"Escribid con amor, con corazón, lo que os alcance, lo que os antoje. Que eso será bueno en el fondo, aunque la forma sea incorrecta; será apasionado, aunque a veces sea inexacto; agradará al lector, aunque rabie Garcilaso; no se parecerá a lo de nadie; pero; bueno o malo, será vuestro, nadie os lo disputará; entonces habrá prosa, habrá poesía, habrá defectos, habrá belleza." DOMINGO F. SARMIENTO



martes, 2 de diciembre de 2008

UN PEZZO D'ITALIA NEL CUORE DELLA "PAMPA GRINGA"

Dire che l’italiano è stato un fattore straordinario nel progresso complessivo della Repubblica Argentina, equivale a ripetere quello che si è detto più di mille volte.
Voler dimostrare l’importanza del loro contributo –quando i fatti parlano per se stessi ed in un linguaggio più eloquente della propria parola umana- è assumere un compito ugualmente inutile.
Sembrerebbe allora, che il discorso fosse esaurito e l’ idea di riprenderlo potrebbe condurre, per forza, a conclusioni -che per non offrire nessuna novità- di scarso interesse.
Comunque nel focalizzare la questione da angoli diversi di quelli soliti potrebbe comprovarsi che restano ancora degli aspetti di cui si è detto poco o quasi nulla.
E’ il segreto di pulcinella che negli ultimi anni del XIX secolo e nei primi del XX, si recarono nel Dipartimento Castellanos ed al suo capoluogo, Rafaela, migliaia di emigrati piemontesi. Loro hanno svolto i più pesanti compiti contadini ammirabilmente bene e costituiscono, ancora oggi, la maggioranza indiscussa tra la collettività italiana della zona.
Ma per lo sviluppo ed il progresso complessivo ci voleva inserire tutta sorta di mestieri e professioni. E cosi accade. Da tutte le regioni d’Italia giunsero uomini e donne vogliosi di speranza e di benessere. Anche dalla Lombardia.
Cos’era la prima cosa da fare per un immigrante appena arrivato ad un posto sconosciuto con una lingua e cultura diverse? Mettersi al più presto possibile in contatto con i compaesani residenti in loco…Ma certo però…come si faceva?…dove indirizzarsi?…occorreva cercare un “faro” che gli mostrasse il cammino…!
E il faro c’era…proprio li stesso…ad ogni posto…una Società Italiana…il faro la cui luce si vedeva da lontano…ingranaggio fondamentale di una vasta rete istituzionale sparsa sul territorio, ovunque ci fosse un’italiano…! Meraviglioso…sorprendente…ma comunque vero…!
La Società Italiana di Mutuo Soccorso “Vittorio Emanuele II” di Rafaela, venne fondata il 16 Giugno 1890…solo nove anni dopo la formazione della Colonia Rafaela!…Accoglieva e proteggeva con i suoi servizi sociali a tutti gli italiani associati.
Sin dall’inizio, fra i soci fondatori, si trovavano lombardi come Francesco Rossi, Angelo Turati o Giovanni Sabbadini, Segretario per anni di essa.
I lombardi ebbero non solo la chiaroveggenza di collaborare a fondarla ma anche di guidarla verso loro orizzonti di grandezza culturale e benessere sociale per tutta l’italianità all’estero.
Cosi furono presidenti il Commendatore Faustino Ripamonti tra 1893 e1894; Tobia Colombo nel 1916, 1920, 1921 e 1928, Carlo Vismara dal 1919 al 1920 e Attilio Ripamonti nel 1925.
Secondo l'archivio della Società Italiana di Mutuo Soccorso “Vittorio Emanuele II”, tra 1891 e 1944, vennero iscritti 116 soci di origine lombarda.
Negli ultimi anni del XIX secolo si registravano solo 6 persone di origine lombarda; dal 1900 fino al 1909: 12; tra 1910 e 1919: 27; dal 1920 al 1929: 42; tra 1930 e 1939: 14 e dal 1940 al 1944: 2 persone. Bisogna vedere che durante la Grande Guerra (1914-1918) solo 10 famiglie lombarde si iscrissero alla Società Italiana. Ossia, il grande flusso migratorio lombardo si produsse tra il ‘10 e il ’29 in cui arrivano a Rafaela circa il 60 % del totale complessivo.
Da dove provvenivano gli immigranti lombardi?
Da Pavia: 26,7 %; Como:18,1 %; Cremona: 12,9 %; Mantova: 10 %; Bergamo: 9,5 %; Milano: 8,6 %; Varese: 7,7 %; Brescia: 2,5 % e Sondrio: 1,7 %.
Cosa facevano di mestiere o professione?
17 facevano gli operai (14,6%), 15 dipendenti (12,9 %), 15 commercianti (12,9 %), 13 muratori (11,2 %), 7 meccanici (6 %), 6 falegnami (5%), 5 mattonai (4,3 %), 4 fornai (3,4 %), 4 salumieri (3,4 %), 3 fabbri (2,5 %), 3 agricultori (2,5 %), 3 cocchieri (2,5 %), 2 parrucchieri (1,7 %), 2 macellai (1,7 %), 2 industriali (1,7 %), 1 pasticciere (0,8 %), 1 calzolaio (0,8 %), 1 allevatore di bestiame (0,8 %), 1 giornaliere (0,8 %), 1 maggiordomo (0,8 %), 1 cameriere (0,8 %), 1 elettromeccanico (0,8 %) nonchè 1 medico chirurgo (0,8 %).
Allo scopo dell’analisi prenderemo solo quel 15 % che svolse attività commerciali e imprenditoriali e vedremo che del 33, 3 % erano pavesi; 28,6 % comaschi; 9,5 % milanesi; 9,5 % bresciani; 9,5 % bergamaschi e un 4 % ciascuno , cremonesi e mantovani.
Tutti hanno fatto il suo dovere verso della patria lontana e hanno dato il suo grosso contributo alla patria adottiva, perciò tutti meriterebbero apparire in questo riassunto. Quí ricordiamo i fratelli comaschi Gentilini e Luigi Valli; i pavesi Luigi Ercole, Giuseppe Marini, Angelo Panighi, Giuseppe De Bernardi e Luigi Zanella; i bresciani Abele Bianchi e Giuseppe Comincini; anche il cremonese Mosse Coppetti; il mantovano Giovanni Fertonani; i bergamaschi: Angelo Mangili e i fratelli Milesi…e tanti altri.
Comunque ho scelto alcuni dei lombardi più noti, le cui tracce ancora oggi si mantengono vive nella storia di Rafaela .
Giovanni Sabbadini, nato a Cremona nel 1854 e scomparso nel 1922, fu uno dei soci fondatori della “Vittorio Emanuele II” nel 1890. Svolse la carica di Segretario dell´ istituzione per un lungo periodo. Fu il primo maestro del posto ed anche fondatore di una Scuola Italiana la cui diresse per anni.
Faustino Ripamonti, nato a Inverigo (Como) il 30 Settembre 1854, fu uno di quelli che gli anglosassoni chiamano appunto “self made man”. Fondò nel 1888 il magazzino più antico e importante della regione. Presidente della Società Italiana tra 1893 e 1894. Venne considerato il massimo esponente dell’italianità ed il più grande filantropo che ricorda la storia della città. Finanziò la costruzione dell’attuale Cattedrale “San Rafael” con il suo magnifico campanile, e l’orologio floreale sulla Piazza centrale. Costruí la monumentale asta cittadina dove si alza tutti i giorni la bandiera argentina ed il Panteon della Società Italiana…e potremmo continuare avanti. Le sue tracce le troviamo ovunque, al punto che il Re gli conferì prima il Titolo di “Cavaliere della Corona” e poi “Commendatore” per i suoi alti servizi alla Patria. Vale la pena ricordare le parole dette dal venerando vegliardo nell’assemblea del 25 Agosto 1927: “Che il vessillo della “Vittorio Emanuele” si abbracci in un fraterno amplesso col vessillo della “Figli d’Italia” e che la unione sia salda più che la forza del ferro, più sincera che l’affetto di una madre”.
Felice Giorgi, nato a Broni (Pavia), faceva il meccanico. Di fronte alla scissione avvenuta tra gli italiani ed a richiesta del Comm. Faustino Ripamonti, nel 1927 assieme a Ruggero Moroni e a Carlo Vismara partecipó della Comissione Interinale di unità fra la Società Italiana “Vittorio Emanuele II” e la “Figli d’Italia” sotto la presidenza di Giuseppe Nidasio. Fondó, nel 1940, una fabbrica di pezzi in acciaio per l’industria del latte.
Carlo Mognaschi, pavese nato a Casatisma, fu fondatore e Presidente della “Lega Commerciale. Industriale e Agricola” nel 1906, poi divenuta Società Rurale di Rafaela. Organizza il 24 Ottobre 1907 la prima Fiera Agricola. Questore di Polizia durante la rivoluzione del 1913, poi fa parte del primo Consiglio Comunale. Fu anche fondatore e presidente del “Club Ciclista Rafaelino”.
Giovanni Scossiroli, nato a Legnano (Milano) nel 1856. Fu Consigliere e Sindaco interinale. Nel 1892 fondatore di una fabbrica di mobili in legno che poi venivano venduti in un locale commerciale unico nel suo tipo, con facciata a tre piani tutta vetrata, sul corso centrale della città. Fece anche parte del Direttorio della “Compagnia d’Elettricità di Rafaela” nel 1925.
Marcello Signorini, nato a Cividale (Mantova). Fu eletto Consigliere della città e fece parte della Società Rurale e della Compagnia Elettrica di Rafaela.
Francesco Malvisini, nato a Mede (Pavia), fondò nel 1885 un importante magazzino per lo stoccaggio di cereali, questo commercio fu il primo a funzionare come Banca per agricoltori.
Tobia Colombo, nato ad Abbiate Guazzone (Como), inaugura nel 1906 un commercio destinato alla vendita di libri, tabacchi, spartiti di musica, pianoforti e dischi.
Francesco Frossi, nato a Loresima (Cremona), fu fondatore nel 1909 del “Molino Rafaela”, macinatoio di grano , e poi di altri due nelle località di Morteros e Villa Maria in Provincia di Cordoba.
Luigi Fasoli, nato a Mandello del Lario (Como), un altro tipico “self made man” che arrivò come salumiere. Produceva tutti tipi di salumi che poi vendeva, dicono, sulla bicicletta per strada. La sua grande visione lo portó ad aprire la sua propria salumeria che, in pochi anni, si trasformó in uno dei frigorifici più importanti dell’Argentina e del Sudamerica. Il marchio “Lario” ancora oggi garantisce prodotti di qualità D.O.C.
Angelo Mai, nato a Varese, era medico chirurgo laureato in Italia. Fu fondatore di una Clinica che nel 1925 aveva le attrezzature più moderne, come il primo apparecchio di “Raggi Ultravioletti”.
Pietro Ercole, nato a Corvino San Chirico (Pavia), fondò l’Unione Vicinale e fu eletto Consigliere nel 1913, 1922 e 1923.
Marcellino De Micheli, nato a Suello (Lecco), notaio e politico di spicco. Nel 1921 venne eletto rappresentante per la riforma della Costituzione della Provincia di Santa Fe. Fondatore del Club Atletico Rafaela e del “Centro Unione Dipendenti di Commercio”. Avviò la formazione della “Cooperativa di Consumo” e della Centrale elettrica della cittá.
Come dicevo prima gli anni sono passati, ma non invano, ancora oggi molti discendenti di quei bravi lombardi continuano a lavorare e a portare avanti i loro mestieri, professioni, esercizi ed aziende di tutto tipo, intanto la Società Italiana “Vittorio Emanuele II” e, l’Associazione Lombarda di Rafaela, lottano instancabilmente in favore dell’unità di tutti, ovunque siano nati, perche non si fermi mai il cuore dell’italianità che batte più forte di prima nel paese più italiano dopo l’Italia.