"Escribid con amor, con corazón, lo que os alcance, lo que os antoje. Que eso será bueno en el fondo, aunque la forma sea incorrecta; será apasionado, aunque a veces sea inexacto; agradará al lector, aunque rabie Garcilaso; no se parecerá a lo de nadie; pero; bueno o malo, será vuestro, nadie os lo disputará; entonces habrá prosa, habrá poesía, habrá defectos, habrá belleza." DOMINGO F. SARMIENTO



miércoles, 22 de octubre de 2008

ARCHITETTURA ITALO-ARGENTINA NEL XIX SECOLO

Nella puntata precedente parlavamo sull’architettura fatta dagli architetti gesuiti nel Rio de la Plata fino al 1767 in cui furono espulsi da Carlo III, Re di Spagna.
Se Andrea Bianchi -di origine svitzera- era un’ artista d’idee italiane, Carlo Zucchi -di origine italiana- fu un’artista d’idee francesi. Zucchi, architetto revoluzionario nato in Italia nel 1790 e formato a Parigi, arrivo nel 1826 pieno d’illussioni a quel Buenos Aires dei tempi di Bernardino Rivadavia. Ci fosse stato il grande architetto neo-classico se il Paese non avesse subito delle catastrofi politiche. Fu Zucchi l’architetto del Governo dal 1828 fino al 1835. Caduto Rivadavia, ando lentamente in calo fino a scomparire e mori a San Macario (Varese) nel 1856. Un secolo e mezzo dopo veniva scoperto il suo archivio di lavoro nella sua Italia natia.
L’Argentina "barbara" -come la chiamava Sarmiento- comincio a “civilizzarsi" dopo il 3 febbraio 1852 quando, nella battaglia di Caseros, Urquiza sconfisse Rosas e diede inizio il processo che porto alla Costituzione del 1853 ed apri le porte al commercio internazionale, alla cultura universale e alla immigrazione europea.
O forse comincio prima, quando il proprio Urquiza -ancora Governatore di Entre Ríos- apri la Provincia alle nuove idee, cioè quelle della "Giovine Argentina", riflesso mazziniano -nel Plata- della "Giovine Italia".
Allora i garibaldini -esuli nella Banda Oriental (Uruguai)- passarono alla Provincia di Entre Ríos, tra loro Pietro Fossati, architetto di Urquiza che porto il modesto Palazzo San José -disegnato da Giacinto Dellepiane- alla scala attuale.
Per la prima volta i sottili archi fiorentini del Brunelleschi, passarono a far parte del paesaggio entrerriano.
Con Pietro Fossati e Giacomo Danuzio –costruttore e architetto garibaldino della citta di Paraná morto nel 1861- il Neo-Rinascimento italiano divento il manifesto architettonico dei nuovi venti che soffiavano nel Paese.
Negli anni successivi alla battaglia di Caseros, l’architettura argentina vide una profonda trasformazione. La crescita nel campo architettonico, ebbe il marchio italiano. Nel 1879, Sarmiento -primo storico dell’architettura argentina- ricorda quel che era successo ai tempi di Mitre: L’architetto sustituiste il muratore; le braccia abbondano; la prosperità cresce ed anche i muratori sono per lo più italiani ed introducono cornici, fregi dentati ed architravi sovrastanti.
Sarmiento iniziava il suo scritto dicendo pure che: quello che distingue l’uomo dalla bestia è la sua facoltà di cambiare le forme architettoniche; quindi, nel lasciare lo stile coloniale ed avvicinarsi allo stile italiano, come paese nuovo, dimostrava la vera condizione umana. Sarmiento, come Alberdi, Gutiérrez e Mitre, era italianofilo in materia artistica e quello non ci deve sorprendere.
Per i romantici progressisti, il quattrocento fiorentino era, per se, un simbolo della liberta intelettuale. L’architettura italiana, dunque, sarebbe il simbolo della nuova liberta civile dell’Argentina. Percio Sarmiento non dubito ad esaltare i lavori degli architetti genovesi, arrivati in Argentina nel 1855: Nicola Canale (nato nel 1807) e suo figlio Giuseppe Canale (nato pure a Genova nel 1833) come la cupola della Chiesa di Belgrano paragonata addirittura con quella di Michelangelo. Certamente per le stesse motivazioni, Juan Bautista Alberdi, chiamava a Luigi Giorgi (frate francescano ed architetto nato a Napoli) il Michelangelo argentino.
Italiani furono gli edifici delle scuole sarmientine che cominciavano a popolare la città e la campagna per portare l’educazione e la prosperita a tutti i confini del Paese.
Italiani furono anche gli ospedali, che cominciarono a migliorare la sanita.
Italiane furono le chiese, come quella di Monserrat, la Cattedrale di Paraná o quella di Rosario.
Italiani furono gli edifici pubblici come quello del Comune di Belgrano ed italiane furono le prime ville come il Palazzo Miró.
Italiano fu lo "stile" degli edifici disegnati dagli architetti italiani, argentini, francesi, inglesi...Taylor fece del Palacio Muñoz un Palazzo fiorentino in versione "Italianate Revival".
Prilidiano Pueyrredón fece una "villa" italiana in Olivos a suo amico Azcuénaga, quella che oggi è diventata Residenza Presidenziale.
Agostino Canepa, architetto piemontese nato nel 1849 e morto nel 1900, e suo fratello Nicola, sono gli autori della Chiesa ed il Convento di Santo Domingo a Cordoba, la Cattedrale ed il Cabildo di Santiago del Estero, nel 1876.
Luigi Caravatti, architetto nato a Milano nel 1831, arrivo in Argentina nel 1857, si trasferi a Catamarca dove costrui la Casa di Governo e la Cattredrale del capoluogo di Provincia.
Giovanni Coll, architetto ed ingegnere italiano, svolse la sua attività per lo più in Provincia di Corrientes dove disegno il Plazzo di Governo, la Scuola Provinciale, la Chiesa della Santa Croce e l’Asilo degli Orfanelli.
Giovanni Battista Arnaldi, architetto nato a Porto Maurizio, Imperia nel 1841, arrivo in Argentina nel 1870 ed è il responsabile del disegno della Cattedrale ed il Palazzo Archivescovale di Parana, Entre Rios (foto); il Consejo Nacional de Educacion, scuole, la Cattedrale, due chiese e varie case in Santa Fe; la Cattedrale di Rosario (Santa Fe); la Cattedrale di La Rioja ed il Comune di Carmen de Areco (Buenos Aires).
Paolo Scolpini, architetto nato in Italia nel 1839 e morto nel 1927, si reco a Buenos Aires nel 1860 e tra l’altro fu autore della Chiesa N.S. di Monserrat di via Belgrano.
Giuseppe Agustoni, costruttore nato in Italia ed arrivato in Argentina –assieme i suoi fratelli- a fine del XIX secolo. I suoi lavori più importanti furono la Stazione delle Ferrovie del Sud (Constitucion) nel 1884, il Club Catolico nel 1890 ed il Convento di Santa Teresa nel 1895.
Placido Aimo, architetto piemontese nato nel 1822. Arrivo in Argentina in gioventù e condivise la sua attività tra l’architettura e la docenza. Fu autore del disegno della Piramide eretta sulla Piazza 9 de Julio della Città di Salta. Mori nel 1890.
Antonio Alberti, architetto nato a Messina nel 1877. nel 1892 si stabili a Tucuman dove si distinse come noto professionista.
Mario Geminiani, architetto nato a Carrara (Massa Carrara) nel 1856. Giunto a Buenos Aires nel 1883. Autore di disegni come la Stazione Once della Ferrovia, le facciate degli Ospedali Italiano di Buenos Aires e La Plata e lo stabilimento Vasena.
Egidio Giavedoni, architetto e missionario francescano nato in Italia nel 1864. Giunse a Santa Fe dov’è autore della Chiesa di Porto Gaboto. Mori nel Convento di San Lorenzo nel 1902.
Nicola Grosso, architetto e costruttore italiano radicato in Corrientes circa 1854 fino al 1870. Tra i suoi lavori contano la chiesa N.S. del Rosario, di San Francesco, il Convento e chiesa N.S. de la Merced.
Francesco Giorgio Miazzi, architetto e costruttore nato a Bassano del Grappa (Vicenza) nel 1859. Giunse in Argentina nel 1882 e si trasferi a Rosario (Santa Fe). Assieme Poletti fondo una fabbrica di oggetti di terracotta.
Gaetano Moretti, architetto nato a Milano nel 1860. Autore assieme Brizzolara del disegno del monumento all’Independenza Argentina in sostituzione della Piramide di Maggio.
Adonay Spreafico, costruttore italiano responsabile dell’architettura di Catamarca come la Cattedrale ed il Palazzo Governamentale.
Insomma, molti questi artisti popolarono di edifici "italiani" città e capoluoghi di Provincie argentine.
Dappertutto si alzarono case con cortili pompeiani, con dei pilastri, cornici, frontoni ed archi romani, come se all’improvviso tutta l’Argentina fosse diventata una sola grande Provincia con capoluogo a Firenze.

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