"Escribid con amor, con corazón, lo que os alcance, lo que os antoje. Que eso será bueno en el fondo, aunque la forma sea incorrecta; será apasionado, aunque a veces sea inexacto; agradará al lector, aunque rabie Garcilaso; no se parecerá a lo de nadie; pero; bueno o malo, será vuestro, nadie os lo disputará; entonces habrá prosa, habrá poesía, habrá defectos, habrá belleza." DOMINGO F. SARMIENTO



domingo, 30 de marzo de 2014

UN EROE E' COLUI CHE FA QUELLO CHE PUO...GLI ALTRI NON LO FANNO

Di Giorgio Garrappa

All’alba del 21 maggio 1982, il Comando del Componente Naval Malvinas ordinava di decollare, in missione di ricognizione, all’Aermacchi MB-339, matricola 4A-115, pilotato dal Tenente di Vascello Owen Guillermo Crippa.
 
L’aviatore argentino -di origine lombarda- s’avvicinò in volo rasente e giunto alla baia San Carlos si trovò in mezzo alla flotta inglese. Arditamente attaccò, con tutte le armi di cui disponeva per poi tornare a casa e confermare la grandezza dello sbarco britannico in Malvinas.
Jorge Garrappa Albani, amico dell’eroe delle Malvinas e redattore del Portale in Argentina, lo intervistò e questa è la sua testimonianza su quella sua prodezza:
 
- All’epoca della Guerra di Malvinas a che unità apparteneva e qual’era il suo grado?
All’inizio delle ostilità ero stato destinato al 3zo. Stormo da Caccia e Attacco, composto da aerei A4-Q Skyhawk. Dato che non avevo ancora finito l’allenamento su quel tipo d’aereo tornai al 1mo. Stormo d’Attacco che contava con Aermacchi MB-326 e MB-339. Allora il mio grado era Tenente di Vascello, Pilota della Marina Militare Argentina.
- Quali erano gli ordini precisi ricevuti dal Comando della Marina Militare?
Quel 21 maggio, le truppe dell’Esercito Argentino -a presidio dello Stabilimento San Carlos- arretrarono per gli attacchi britannici dopo per perduto il contatto con Puerto Argentino. In quelle circostanze si ordinò il decollo immediato e il rilevamento della situazione. Sfortunatamente non mi venne autorizzato di cambiare l’armamento. Io avrei preferito caricare bombe per attaccare grandi navi da battaglia, invece dovevo osservare ed informare. Infine l’ordine preciso fu: "osservare l’ordinamento nemico ed attaccare elicotteri e lastroni da sbarco".
-Le cronache dell’epoca dicevano che Lei volò solo quel 21 maggio 1982?
E’ ben saputo che gli aerei da combattimento adoperano in gruppo. La minima sezione è formata da due aerei, però, la sera prima, nel ritornare da una missione, eravamo stati intercettati dai Harrier inglesi ed uno dei due nostri aerei venne colpito in un carrello(NDR: quello dell’allora Tenente di Vascello ed oggi Capitano di Fregata -RE- Horacio Eduardo Talarico) per cui dovette fare un atterraggio di emergenza.
Quella notte assieme ad un meccanico, in mezzo al campo, al buio della notte e senza mezzi adeguati, avevamo cambiato il pneumatico distrutto. All’indomani l’aereo doveva essere rimorchiato fino alla zona di rifornimento e controllo. Dato che queste operazioni avrebbero rimandato di troppo la partenza, si ordinò il decollo di un solo aereo. Così partì sull’Aermacchi MB-339 in direzione ovest volando a pochi metri sull’acqua.
-Sulle isole che cosa accadeva?
Sul mare antistante non c’’erano unità navali nè aeree nemiche, per cui rimasi veramente sorpreso tenuto conto che a pochi chilometri si stava sviluppando uno sbarco di grande portata.
Decisi di entrare nello stretto di San Carlos da nord, con il sole da dietro, attaccato alla costa, volando a 500 piedi e ad una velocità di poco più di 300 nodi.
Vicino al Promontorio di Quemes –proprio all’entrata dello stabilimento- mi trovai davanti un elicottero Sea Lynx della Task Force, sospesso a circa 1000 piedi sull’acqua probabilmente in missione DAT (deteccion aerea temprana). Mi disponevo ad attaccarlo quando vidi più in là quella grande nave da battaglia di fronte alla Estancia San Carlos.
Subito cambiai bersaglio ed entrai in picchiata sulla nave. Sapevo bene che con l’armamento di cui disponevo non avrei potuto affondarla ma solo annullare tutti i suoi sistemi elettronici lasciandola fuori combattimento. Allora puntai alle antenne e al ponte di comando e sparai per poi scappare dal fittissimo tiro dell’antiaerea nemica.
-Qualcuno ha detto che fu il primo sparo contro navi della Task Force, quest’è vero?
No, non è vero, non fu il mío il primo sparo contro la Task Force, invece ci fu il primo attacco aereo in San Carlos.
-Prima si era detto che la nave dannata fosse la fregata HMS Brilliant invece si trattava di un’altra?
Certo, fu la “HMS Argonaut”. (NDR: La Gran Bretagna riconobbe che il 21 maggio, verso le 10:30 un aereo Aermacchi provocò dei danni ad una nave. Benchè la rivista The International Defence Review disse che la nave colpita era la H.M.S. "Brilliant", in realtà si trattava della F-56 HMS “Argonaut”).
Finita la guerra il suo comandante, il cui nome non me lo ricordo bene (NDR: potrebbe trattarsi del Comandante C.H Layman), m’inviò una lettera in cui mi diceva che infatti la nave era stata colpita nei suoi sistemi di armamento e radar e scherzava dicendomi che da quel momento in poi i radar cominciarono a funzionare bene!!!
-Quella sua decisione di attaccare, benchè molto ardita, non metteva a rischio la missione principale?
Certo che se fossi stato abbattuto non avrei potuto informare come mi era stato ordinato però, questo era un rischio proprio del conflitto. A quel punto chi poteva garantire che d’aver compiuto l’ordine di attacare “solo barche da sbarco ed elicotteri” non sarebbe stato pure abbattuto da qualche missile, aereo, nave od elicottero nemico?
-Che cosa gli è venuta in mente dinanzi la possibilità di perdere la vita?
Non ho mai pensato a questo. Invece pensavo a cosa fare nel caso in cui fossi stato colpito, perciò quando scappavo dal fuoco della flotta britannica, una mia mano c’era sempre sulla maniglia da gettare il sedile. In caso fossi stato colpito, mi sarei subito, ma non ho mai pensato alla morte.
-L’Aermacchi MB-339 era utilizzato come aereo d’allenamento o da combattimento?
L’Aermacchi è un motoreattore adatto all’allenamento avanzato. Può anche portare armamento come cannoni, missili e bombe con le limitazioni proprie del tipo d’aereo. E’ un aereo molto nobile che ci permetteva persino di compiere qualche missione di combattimento.
-Ora dove si trova quel famoso aeroplano?
Purtroppo il 4A-115 fu venduto come rifiuto qualche anno fa e comprato da uno statunitense e da un argentino che si occupano di questi affari. Oggi si trova a Houston (USA). Un gruppo di argentini -del Museo Nacional de Malvinas di Oliva (Córdoba)- sta facendo il tentativo di ricomperarlo per rimpatriarlo.
-Com’è stata la sua vita dopo la guerra, immagino trattato da eroe o sbaglio?
Rinunciai nel 1984, dinanzi alle fregature a cui siamo stati sottomessi i reduci di Malvinas. Siccome non avevo che pochi anni di servizio non mi era stata concessa nemmeno una pensione per cui sono stato costretto a cercare lavoro, sposato e con figli.
-Sembra davvero una pazzia ma almeno è stato decorato per quella ardita azione del 21 Maggio dell‘82?
Sì, con la “Cruz de la Nación Argentina al Heroico Valor al Combate” (Croce della Nazione Argentina all’Eroico Valore in Combattimento).
-Si ritrova ogni tanto con i reduci di guerra, siano argentini o inglesi?.
Si, periodicamente mi ritrovo con i Reduci della Guerra di Malvinas (VGM) argentini ma non con gli inglesi. Appartengo alla Federaciónes Rafaelina ed alla Santafesina di VGM. Tutti collaboriamo mensilemente offrendo un contributo a favore di scuole, istituzioni e si da pure un appoggio alla comunità in caso di calamità. Infatti la Federación ha collaborato durante gli allagamenti che colpirono la città di Santa Fe. Qualche giorno fa, si è consegnato un importante aiuto agli abitanti di Salta, colpiti da nuovi allagamenti.
-Tenente Crippa, Lei sa che il suo cognome è di origine lombarda?
Certo. Per quanto ho potuto sapere i Crippa sono di origine Celtica, e per lo più abitavano nei pressi di Milano. Il registro più antico risale –secondo gli archivi di Milano- a Francesco II Crippa, arcivescovo di Milano tra 1409 e 1414. Per lo più erano soldati e preti. Poi cominciarono a lavorare da commercianti e contadini.
Molti combatterono e morirono durante le guerre italiane facendo parte dei gruppi alpini così risulta dai registri. Esiste ancora oggi il Castello Crippa e la Cappelletta dei Crippa, vicino Pianetta.
Dopo la grande crisi europea del XIX secolo, mio trisnonno Carlo, partì con il mio bisnonno Luigi, sua moglie e figlia (Marietta) verso l’Argentina. (NDR: Carlo (63), Luigi (33) con sua moglie Emilia (20) e loro figli Davide (15) e Maria (2) arrivarono a Buenos Aires il 30 agosto 1887 sulla nave Perseo). Un’altra parte della famiglia si recò in Brasile (no mi ricordo il paese dove si erano fermati) e mi pare che siano stati i primi italiani in quel Paese; altri invece si recarono negli Stati Uniti.
Da Buenos Aires si trasferirono a Esperanza essendo ospitati dal maccellaio Maradona, papà del famoso chirurgo, finchè le fossero consegnate le terre in località Felicia. Intanto faceva il maccellaio.
Trisnonno e bisnonno si trasloccarono ad Arrufo e poi nonno Giuseppe e mio prozio Enrique li si aggiunsero. Comprarono delle terre in Colonia San Rafael e montarono la prima usina, la stazione di rifornimento di benzina e l’officina meccanica.
Io nacqui nella Estancia "La Ramada" di Sarmiento, li abitava uno zio e i miei genitori lo visitarono quando è venuta la cicogna…
-Allora si potrebbe dire che lei è nato lì per caso?
Potrebbe dirsi ma il "mio paese" è senz’altro Arrufó. A dire il vero ho vissuto sempre in campagna ed ho frequentato la Scuola Media a Santa Fe per forza perchè nel mio paese non ce n’era nessuna. Più tardi frequentai la Escuela Naval Militar e poi la Escuela de Aviación Naval.
Nel ‘85 dopo aver cercato lavoro dappertutto lo trovai in Sunchales all’aeroclub. Come ho detto prima mi è stato molto difficile trovare lavoro sia per essere militare che reduce di Malvinas, tutte le porte mi si chiudevano proprio sul naso.
Avevo più offerte all’estero che qui, tranne l’Aerolineas Argentinas e l’Austral in cui grazie a Hilario "Ciro" Valinotti, attuale presidente dell’Aeroclub Sunchales, ho sempre avuto le porte aperte. Però, la mia essenza contadina non mi permetteva di radicarmi a Buenos Aires. Comunque ringrazio Iddio per avermi radicato a Sunchales.
Sunchales e Rafaela mi attirano moltissimo. A queste comunità devo tutto. Mi hanno accolto pienamente ed hanno dato tutto ai miei cari. Dio mi è stato sempre accanto.
-Ora parliamo dell’aeronautica militare di oggi. Si dice che i piloti militari poi vanno a ingrossare il settore privato perchè si guadagna di più. Cosa ne pensa?
Io appartengo alla Marina Militare, non all’Aeronautica Militare ma è così, c’è un importante esodo di piloti preparati ad alto prezzo per il Paese. Penso che più di una questione economica –anche se è vero che gli stipendi privati sono più alti- sia una questione politica, cioè di smantellare le Forze Armate Argentine. I piloti militari si trovano in condizioni di grande precarietà senza i mezzi che ci vogliono per la loro formazione e gli aerei non ricevono un’adeguata manutenzione. Per questo sono capitati tanti incidenti fatali negli ultimi anni ed anche incidenti minori che non vengono informati dalla stampa.
Oggi un pilota militare argentino vola in un anno, le ore che dovrebbe volare in un mese per mantenere l’alta capacitazione.
A proposito, l’Aermacchi 4A-115, che dovrebbe essere stato considerato patrimonio storico dell’Argentina - per le missioni compiute durante la guerra- è stato invece venduto come rifiuto a cambio di pezzi di elicotteri destinati alla campagna antartica.
Dunque, a parte che sia vero che gli stipendi privati triplichino quelli dei piloti militari, credo che l’esodo sia per mancanza di motivazione.
Il 1° aprile 2008, si chiudera il 1mo. Stormo Aeronaval d’Attacco, in questo caso per mancanza di aerei. E’ molto triste e preoccupante.
-Un’ultima domanda Tenente, lei ha conosciuto il pittore Allan O’Mill?
Si, lo conosco molto bene...sono un’orgoglioso amico di Allan O’Mill...insieme a lui abbiamo dipinto quel quadro che oggi si trova da un colezzionista privato italiano (NDR: legato alla ditta Aermacchi). Allan, da qualche tempo risiede in provincia di Macerata, nella regione Marche in Italia, proprio di dove erano i miei nonni materni di cognome Pepa.
Allan è un notissimo pittore ed è diventato pittore ufficiale della Marina Militare Italiana.
I cinesi dicono: Se vuoi sapere che cosa ho fatto durante la guerra chiedi al mio nemico.
Gli inglesi così ricordano l’ardita azione del pilota argentino:
Crippa riporta la sua scoperta alla Torre di Controllo di Stanley e annuncia la sua intenzione di attaccare la flotta. A bassa quota e ad alta velocità compare sul radar di Fanning Head sparando i suoi missili Zuni sulla HMS Argonaut. Crippa scarica anche i suoi cannoni da 20 mm e prima di scappare prende nota della quantità e del tipo di navi ancorate nelle acque di San Carlos. Lui ricevette la più alta decorazione argentina al valore in combattimento. Quel giorno i britannici provarono per la prima volta il coraggio e la determinazione che caratterizza i piloti militari argentini.
Norma Martín -sposa di Owen- e i loro quattro figli: Paola Susana, Federico Guillermo, María Ángel e Facundo José, completano l’orgogliosa famiglia di quest’ eroe argentino-lombardo che assieme ad un aereo italiano -uscito dalla Società Anonima Nieuport-Macchi fondata da Giulio Macchi nel 1913 a Varese- uniti in solitudine, ebbero il loro battesimo del fuoco contro la Task Force britannica nella Guerra di Malvinas.
Benchè il Tenente Owen Crippa fu decorato per la sua prodezza, si commuove ancora nel ricordare quei giorni lontani, ma il suo profondo dolore nasce dalla consapevolezza di sapere che c’è un nefasto piano concepito e diretto allo smantellamento delle forze armate argentine ed a calpestare i suoi uomini senza distinzione di nessun tipo.
Il peggio è che la società argentina non reagisce ancora di fronte a queste sistematiche manovre che puntano a distruggere le istituzioni di una nazione che dovrebbe essere esempio di democrazia in tutto il sudamerica.