"Escribid con amor, con corazón, lo que os alcance, lo que os antoje. Que eso será bueno en el fondo, aunque la forma sea incorrecta; será apasionado, aunque a veces sea inexacto; agradará al lector, aunque rabie Garcilaso; no se parecerá a lo de nadie; pero; bueno o malo, será vuestro, nadie os lo disputará; entonces habrá prosa, habrá poesía, habrá defectos, habrá belleza." DOMINGO F. SARMIENTO



martes, 3 de agosto de 2010

SULLE TRACCE DEGLI AVIATORI ITALIANI IN ARGENTINA

"Volare a ritroso sulle ali della Storia, uomini e donne che hanno fatto del cielo la loro terra. Nomi sconosciuti e prodezze uniche. Ancora una volta la nostra bandiera sfreccia e lascia una scia indelebile nella memoria, una fantastica ricerca del nostro corrispondente Jorge Garrappa"
(Patrizia Marcheselli)


Moltissimi piloti italiani lasciarono le loro tracce anche nei cieli argentini.
Già all’inizio del XX secolo, Giuseppe Silimbani e sua moglie, Antonietta Cimolini, lasciavano sconvolti gli spettatori di ogni località dove si esibivano, fino alla tragica scomparsa della Cimolini, nel 1904, quando precipitò nelle acque del Río de la Plata.
La Cimolini era nata nel 1878 a Casola Valsenio, provincia di Ravenna. Appena ventenne, sposò Giuseppe Silimbani, originario di Forlì, di professione fornaio, tenore dilettante e sportivo in molte discipline.
Il 30 gennaio 1910, un altro italiano, Riccardo Ponzelli, volava per la prima volta con un aereoplano Voisin di 50 HP.
Il 10 agosto 1912 si creava la Escuela de Aviación Militar (Scuola dell’Aeronautica Militare), alle dipendenze del Ministero di Guerra, e il 19 gennaio 1913, moriva il Tenente Emanuele Felice Origone, a causa di un incidente aereo, il primo martire dell’Aeronautica Militare Argentina. Era figlio di Raffaello Origone (o Origoni), di origine genovese e di Dolores Pereira.
Il 10 Novembre 1913, il pilota Ernanni Mazzolenni assieme ai tenenti Pedro Campos e Agustín Varona e il Signor Carlos Borcosque salì su un aerostato per le località di Belgrano e Antonio Carboni percorrendo i 115 km in 18 ore e 55 minuti, record di durata in mongolfiera.
Nel 1919, Virgilio Mira, accompagnato da Antonio M. Biedma, vola fra El Palomar e Montevideo nel suo monoplano Mira - Golondrina. Era nato a Taino nel 1890. Emigrato con il padre in Argentina, conseguì il brevetto di pilota nel 1915 e si dedicò a questa attività per ventidue anni. Si esibì in numerose manifestazioni acrobatiche con un apparecchio Bleriot da lui modificato a cui aveva imposto il nome di Golondrina (rondine). La sua spericolatezza nel pilotaggio gli valse l’appellativo di “El Loco” Mira, (il pazzo Mira). È stato un pioniere dell’aviazione argentina e un geniale inventore, studiò un nuovo tipo di elica.
Il 18 novembre dello stesso anno, il Tenente Antonio Parodi si elevò da El Palomar fino a 6.300 metri di altitudine, con un biplano Ansaldo SVA 10.
Nel 1925, il Tenente Pietro Zanni, nato il 12 de marzo 1891, intendeva circonvallare il globo terrestre percorrendo 19.320 chilometri tra Ámsterdam e Tokio, in venticinque giorni di volo, assieme al suo inseparabile capo meccanico Filippo Beltrame. In quel momento, quattro nazioni contendevano di essere le prime a fare il giro del mondo in aeroplano: gli USA, il Portogallo, il Regno Unito e la Repubblica Argentina.
Nel 1932, Giorgio E. Aiello, inventore e pilota, intendeva realizzare in Moreno il primo volo di prova su un aereo di sua invenzione, un monoplano senza coda Aiello motore Clerget di 130 HP.
Nel 1933, Carola Lorenzini (all’anagrafe Carolina Elena Lorenzini) otteneva il suo brevetto di pilota. Il 23 novembre 1941, l’Argentina perde a Carola, una delle sue più pregiate stelle durante una esibizione acrobatica intendendo realizzare un “riccio”, purtroppo mai completato. Era figlia di Giuseppe Lorenzini, calzolaio, e di Luisa Piana.
Nel 1949, il sottufficiale principale Vincenzo Bonvissuto stabilisce il record mondiale di salti con il paracadute realizzando 100 salti in solo 8 ore e 1 minuto. Il record precedente lo aveva ottenuto un altro italo - argentino, Nicolini, con 56 salti.
Il 9 novembre 2006, Bonvissuto moriva all’Ospedale Aeronautico Centrale di Buenos Aires, all’età di 89 anni e accompagnato dalla moglie Ana María.
Nel 1953 dava inizio la scuola di paracadutisti con un aereo Piper Pa II, comandato da Bruno Pandolfi e la prima brigata paracadutisti veniva cosi composta da Carlo Falisttocco, Aldo Ferrari, Isidoro Añon, Leandro Sanis e Nelly Lazo Cañuelas.
Persino l’aviatore bresciano, con il brevetto di pilota numero 2 in Italia, Bartolomeo Cattaneo sorvolò a lungo i cieli del Sudamerica. Questo pioniere del volo, allievo di Blériot, compagno di Natham, Farman, Voisin, Chavez, Garros, Santos Dumont e Calderara, era nato a Grosio -in Valtellina- il 30 gennaio 1883 dove i genitori si erano temporaneamente trasferiti per lavoro. La sua prima infanzia la trascorse a Vico, frazione di Edolo in val Corteno, presso i nonni materni Margherita e Gio Battista Perlotti. Cattaneo si trasferisce in Argentina anche per promuovere l’ aereo, il 5 novembre 1910 fa il primo volo sulla Capitale dello Stato partendo dal campo aereo El Palomar con il Bleriot XI e il 16 dicembre 1910, dopo forzati rinvii si cimenta con pieno successo nella prima trasvolata del Rio de la Plata, 90 chilometri da Buenos Aires Argentina, a Colonia, in Uruguay.
A ricordo, il Municipio di Colonia fece coniare una medaglia d’oro dell’avvenimento con la seguente scritta: «La Intendencia en representaciòn de la Municipalidad de Colonia a Bartolomé Cattaneo en testimonio de admiraciòn por su vuelo de Buenos Aires al Real de San Carlos. Diciembre 16 de 1910».
Si trasferì poi in Brasile dove si trova tra i fondatori della VASP, compagnia aerea civile brasiliana, di cui é anche comandante, volando sulla tratta San Paulo - Riberao Preto. Cattaneo non tornerà più in Italia e muore a San Paolo il 2 aprile 1949.
Come dimenticare il Tenente Marco Antonio Zar, fondatore dell’Aviazione Navale Argentina, nato nel 1891 e scomparso nel 1955. Prese parte, alla Grande Guerra 1914/18, alle dirette dipendenze della marina militare statunitense in Europa. Dopo ventotto missioni di guerra, il 5 ottobre 1918, s’inserì alla Scuola dell’Aviazione Navale con sede nel Lago Bolsena (Viterbo), al nordest di Roma. Li otteneva il brevetto di pilota da caccia. Vive a Londra per poi tornare ad Orbetello (Grosetto) in Toscana. Nelle basi dei Caproni a Cascina Costa e Cascina Malpensa –nell’alto milanese-, fece il corso d’idrovolanti e poi, trasferitosi a Fiumicino, il corso di pilota di dirigibili.
Si potrebbe aggiungere molto di più riguardo i piloti argentini di origine italiana e non. Ad esempio, si sa poco sui circa 600 piloti volontari, arruolati alla Royal Air Force (RAF), alla Royal Canadian Air Force (RCAF) o alla Royal Navy (RN), che combatterono contro la Luftwaffe tedesca durante il secondo conflitto mondiale. Al comando degli Spitfire, Hurricane e Mosquito, bombardieri Lancaster e Stirling parteciparono alla Battaglia dell’Inghilterra, Africa settentrionale, il Mediterraneo o il “Day D”, con lo Stormo 164 “Argentine-British”. Di loro, quasi 140 morirono, nove in prigionia e cinquantasei furono decorati.
Furono decorati anche altrettanti piloti italo - argentini che combatterono nelle Malvinas come: Rubén Sassone, pilota di Pucará, Norberto Di Meglio, pilota di Mirage V Dagger, Horacio Giagischia, pilota d’elicottero CH 47 Chinook, Jorge Oscar Ratti, pilota di Mirage V Dagger, Guillermo Owen Crippa, pilota di Aermacchi MB-339, Carlos Alberto Molteni, Rafael Gustavo Molini oppure Jorge Alberto Philippi.
Insomma è stato immenso il contributo degli italiani -fatto anche con sangue- allo sviluppo delle ali argentine.