"Escribid con amor, con corazón, lo que os alcance, lo que os antoje. Que eso será bueno en el fondo, aunque la forma sea incorrecta; será apasionado, aunque a veces sea inexacto; agradará al lector, aunque rabie Garcilaso; no se parecerá a lo de nadie; pero; bueno o malo, será vuestro, nadie os lo disputará; entonces habrá prosa, habrá poesía, habrá defectos, habrá belleza." DOMINGO F. SARMIENTO



miércoles, 22 de marzo de 2023

OMBRE

Recensione di Giorgio Garrappa


Benchè non sono un critico letterario, gli autori mi hanno costretto, ancora una volta, a scrivere una recensione. In questa occasione sul loro nuovo libro: OMBRE.

Vabbene...eccola qua.

Dal titolo di un libro si può già sapere una grande parte del suo contenuto.

Esso serve a individuare o definire ciò che ne troveremo all’interno.

Ombra = Assenza di luce = Senza luce.

Persone e oggetti si fanno visibili all’occhio umano solo se c’è una fonte di luce diretta su di loro. Non meno certo è che oggetti e persone –sotto la luce- ci hanno un’ombra propria e un’ombra portata o proiettata su altri superfici, oggetti o piani vicini.

La metafora è ovvia.

Dal disegno della copertina insomma, appare la sintesi...

Le croci in fila sulla destra simboleggiano la cancellazione...

L’oblio.

Tutto ciò senza aver ancora letto una sola riga del libro “OMBRE”.

Ho sostenuto da sempre e sono convinto che in ogni avvenimento dell’intera umanità c’è sempre stato un italiano presente.

Quindi non mi stupisce di molto l’obbiettivo perseguitato da questo libro.

Forse il tema dell’illustrazione dei 43 dimenticati mi ha incuriosito di un po.

Andiamo al dunque.

Possiamo definire il genere del libro come biografico?

Penso di si.

La struttura è semplice?

Decisamente si.

Raggruppa ogni personaggio per mestiere o attività.

Poeti-Artisti-Eroi-Santi-Pensatori-Scienziati-Navigatori-Transmigratori-Inventori-Musicisti-Avventurieri-Simboli dell’emancipazione-Progettisti e...Fuori sacco...!! Molto pratico.

Perché lo si può leggere dall’inizio alla fine, come al solito.

Or bene a seconda dello stato d’animo del lettore...

Oppure dal personaggio che attragga di più l’attenzione.

Non ci vuole nemmeno un segnalibro.

Io ho iniziato dagli artisti e, inseguito, dai transmigratori.

Gli architetti Meano e Tamburini hanno subito catturato la mia attenzione.

Due i miei colleghi.

Poi ovviamente ho letto tutto il resto con l’avidità dell’architetto...

Nonché del professore universitario.

I lettori ne troveranno il lato B di ogni personaggio scritto in modo scintillante. Frizzante, come fosse un romanzo.

Un linguaggio amabile senza rinunciare mai alla precisione dei dati.

Benché sia di parte...perché conosco gli autori, ciò nonostante manco m’impedirebbe scrivere questa recensione critica tale e come mi viene in mente.

Dalla storia dell’arte e l’architettura, che ho insegnato parecchio all’università, conosco più o meno bene gli architetti Tamburini e Meano.

Sull’architetto Vittorio Meano –erede di Francesco Tamburini- gli autori avevano già scritto “C’era una volta un italiano in Argentina”.

L’architetto del Congresso Nazionale e il Teatro Colon di Buenos Aires ufficialmente era stato ucciso per questioni de corna per mano dell’amante della moglie.

Però...c’è sempre un però...!

Risulta che grattando e pulendo un po la superficie viene fuori un’altra possibilità.

L’altra possibilità.

Soldi. Corruzione. Potere. Politica.

Fregature in somma...

L’aggiustamento dei conti è una interessante ipotesi.

Riguardo all’architetto Francesco Tamburini –mentore di Meano- viene fuori dalla ricerca profonda degli autori, che quel marchigiano non solo si godeva dei benefici del potere dell’epoca per la vicinanza a Roca o Juarez Celman ma anche per la sua appartenenza alla loro stessa loggia massonica.

A differenza di Meano lui mori di un infarto dovuto alla brutta situazione economica del Paese, dissoluzione sociale, disoccupazione e scioperi a cui si vide sommerso senza poter reagire.

Gli amici potenti, che lo avevano inserito nel giro del potere politico e i paradigmatici lavori pubblici, lo Abbandonavano inesorabilmente al suo destino.

Vedere Buenos Aires e dopo morire...

Poi andai a leggere sui musicisti per provenire di una famiglia di musicisti.

Il divertentissimo racconto sul maestro Luigi Mancinelli e la sua vicenda vissuta durante la inaugurazione del Teatro Colon con l’opera Aida di Verdi è, secondo me, il fiore all’occhiello.

Quella circostanza buffonesca in cui Mancinelli deve subentrare Emilio Usiglio

è a dire poco monumentale...!!

Un direttore ubriaco che tra flatulenze, meteorismi e altro sgradevole, non in grado di reggersi in piedi, deve essere sostituito dal giovane maestro Mancinelli per portare avanti la fastosa inaugurazione programmata...e con grande successo...!!

Immaginatevi quel retroscena...!!

E che dire su Giuseppe Pettine? Incredibile storia quella del mandolinista quasi autodidatta emigrato negli Stati Uniti, che fece conoscere agli americani quello strumento partenopeo, per loro del tutto sconosciuto.

Ho pure scoperto con grande sorpresa che il disegnatore progettista della Nave Ammiraglia della Marina Militare Italiana: il veliero Amerigo Vespucci, fu un mio corregionale pugliese –di Foggia- Francesco Rotundi.

A questo punto le ombre si sono già dissipate.

La luce ormai illumina la vita trascurata di questi 43 italiani proprio dal momento in cui “Ombre” vide la luce.

Paradossalmente “Ombre”, di Claudio e Paolo, è quella superba fonte di luce su questi 43 italiani –uomini e donne- pressoché sconosciuti.

Forse esistano altrettanti italiani dimenticati sia in Italia che all’estero.

Glielo faro sapere agli autori finché possano inserirli nel prossimo libro “Ombre 2” che sicuramente vedrà la luce ben presto.

Mi auguro per questo libro un grande successo e mi farà molto piacere che cosi sia perché Paolo e Claudio glielo meritano senza nessun dubbio.

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